Grosotto, il re della bresaola Pini resta in carcere: bocche cucite

I 100 dipendenti del bresaolificio fanno “muro”

L’imprenditore valtellinese Piero Pini

L’imprenditore valtellinese Piero Pini

Grosotto (Sondrio), 3 aprile 2019 - Tanta preoccupazione, non tanto sul fronte lavorativo ma per le sorti e le condizioni di salute di Piero Pini, e poca, pochissima voglia di parlare. Allo stabilimento di Grosotto della Pini bresaole si incontrano solo facce da funerale dopo la notizia dell’arresto in Ungheria del fondatore e proprietario del gruppo, leader a livello europeo nella produzione di bresaole. L’arresto è scattato con l’accusa di frode fiscale per presunte fatture false emesse dalla Hungary Meat Ltd, una delle più grandi società di carne del Paese magiaro, controllata dal Gruppo Pini.

Impossibile, ieri, parlare con un responsabile dello stabilimento di via Centrale, impensabile avere da qualcuno dei cento dipendenti una dichiarazione che facesse capire se in azienda serpeggi, o no, la preoccupazione per il proprio posto di lavoro. La sensazione, però, è che la preoccupazione dei lavoratori sia di natura diversa, pare di avere di fronte una grande famiglia (e non solo perché il clima aziendale è proprio questo, ma anche perché davvero molti dei dipendenti sono legati da vincoli di parentela alla famiglia Pini), con il capofamiglia che si trova ad affrontare una situazione decisamente spiacevole. Piero Pini, infatti, è ancora in carcere. La proposta di una cauzione decisamente elevata da parte dei difensori dell’imprenditore, per un milione di euro, è stata respinta. C’è, poi, anche la preoccupazione per le sue condizioni di salute. Pini era già stato arrestato con l’accusa di frode fiscale in Polonia nel 2016, ma quella volta era stato rilasciato quasi subito proprio a seguito di un malore e la paura è che la detenzione, ormai da quattro settimane, possa nuocere alla sua salute.

I lavoratori, però, nonostante non vogliano rispondere alle domande dei giornalisti, sembrano proprio essere sereni dal punto di vista lavorativo. Del resto, il Gruppo Pini ha avuto parole di ampia rassicurazione sulla solidità delle aziende italiane, e il comunicato ufficiale emesso qualche giorno fa rappresenta l’unica voce aziendale in merito alla vicenda. «Si confida che la giustizia ungherese, a seguito delle opportune verifiche, tuttora in corso, accerterà l’assoluta correttezza dell’operato della società ungherese e di Piero Pini - hanno fatto sapere -. In ogni caso, i rilievi fiscali (ancora soggetti a verifiche e comunque di importo molto limitato) non pregiudicano in alcun modo l’attività di Hungary Meat Kft, che opera in piena continuità, occupando oltre 600 dipendenti e sviluppando un fatturato annuo di 340 milioni di euro, con significativi risultati economici. Tali rilievi fiscali non hanno evidentemente alcun impatto sulle attività italiane nel settore delle bresaole facenti capo a Bresaole Pini Srl, che occupa attualmente oltre 100 dipendenti e realizza un fatturato, in costante crescita nel corso degli anni, pari a 85 milioni di euro con risultati economici molto positivi».