Grosotto, il re della bresaola Pini resta in carcere in Ungheria

No alla cauzione da un milione di euro presentata dai difensori. Dalla stampa magiari attacchi alla Valtellina

L’imprenditore valtellinese Piero Pini

L’imprenditore valtellinese Piero Pini

Grosotto (Sondrio), 2 aprile 2019 - Resta  in carcere Piero Pini, fondatore e proprietario dell’omonimo gruppo di Grosotto leader a livello europeo nella produzione di bresaole. L’arresto è scattato con l’accusa di frode fiscale per presunte fatture false emesse dalla Hungary Meat Ltd, una delle più grandi società di carne del Paese magiaro, controllata dal Gruppo Pini. La proposta di una cauzione decisamente elevata da parte dei difensori dell’imprenditore, per un milione di euro, è stata respinta e Piero Pini non potrà, al momento, quindi uscire dal carcere. Una misura considerata eccessiva da molti vicini all’imprenditore e al gruppo italiano, visto il tipo di contestazioni mosse, ma che sembra essere giustificata da un pericolo di fuga di Pini.

C’è chi insinua, però, che la crescita del gruppo possa aver dato fastidio a qualcuno: la famiglia Pini, infatti, è impegnata a tutto campo non solo nel Paese magiaro, ma anche in Polonia, in Italia e sta costruendo il macello più grande d’Europa in Spagna. E la stampa ungherese, in questi giorni, si è scagliata contro l’imprenditore, anche con dichiarazioni offensive nei confronti della sua terra natale, la Valtellina. È stato definito "uomo con una mentalità meridionale, arrivato dalla punta più settentrionale di Sondrio, in una zona riconosciuta dagli sciatori di Livigno paradiso fiscale, famosa per il suo alcol a buon mercato".

Pini era già stato arrestato con l’accusa di frode fiscale in Polonia nel 2016, ma quella volta era stato rilasciato quasi subito e ora, il 6 marzo, in Ungheria sempre per reati fiscali. Ora la permanenza del Gruppo Pini in Ungheria è in bilico. Non è escluso che Pini, una volta chiarita la propria posizione con la giustizia ungherese, possa adottare lo stesso metodo che ha utilizzato per la Polonia dopo i guai con la giustizia, ovvero vendere al miglior offerente e puntare tutto, invece, sul mercato spagnolo, dove è già stata annunciata l’apertura della mega azienda di 70 mila metri quadrati che consentirà la macellazione di 160 mila suini la settimana, e su quello italiano.