
Carla Cioccarelli, sindaco di Aprica (National Press)
Aprica (Sondrio), 13 maggio 2016 - Aprica ha risposto in massa alla convocazione del primo cittadino Carla Cioccarelli, che ha chiamato l’intera comunità ad una riflessione collettiva sul tema dell’accoglienza profughi. Un’occasione per analizzare i punti deboli individuati dall’amministrazione in seno all’attuale gestione dello stato d’emergenza, con l’ospitalità fornita a circa 70 immigrati africani da due strutture private presenti nel Comune, l’albergo Aurora e le Case Negri. Cifre da più parti considerate troppo elevate, specie se raffrontate ad un paese come Aprica che conta poco più di 1500 abitanti.
Valutazioni di questo tipo costituiscono il corpo di una lettera aperta di cui Cioccarelli, proprio in occasione dell’assemblea pubblica dedicata al tema e svoltasi l’altra sera, ha dato lettura alla platea di concittadini, invitati a firmare il documento. Indirizzato, oltre che al Prefetto di Sondrio, a tutte le autorità, locali e centrali, competenti in materia, pone in luce alcune delle difficoltà sperimentate quotidianamente dalla comunità aprichese in seguito al massiccio arrivo in paese di profughi. Nel testo si denuncia, tra le altre cose: «l’impossibilità di gestire in modo adeguato le necessità di queste persone, le quali vengono ospitate alla sola ricerca della diaria promessa (in modo francamente irresponsabile da parte dello Stato) da individui non residenti all’Aprica e ovviamente disinteressati alle sorti future della località. Chiediamo pertanto l’immediata riduzione del numero a non più di 20 persone. Ultimamente da più parti si sente dire che i profughi vengono mandati dove viene data la disponibilità; è evidente che questo ragionamento non può essere adottato ad Aprica, dove anche a causa della crisi risulta essere facilissimo trovare abbondante disponibilità di locazioni, ben pagate, che rischiano di trasformare queste emergenze in un business per pochi».
Al tema del turismo resta legato l’altro grosso problema connesso ad un tipo di accoglienza massiva, considerato dalla Giunta e da molti gestori locali «un grave problema» che incide negativamente sull’andamento delle attività. Altri aspetti denunciati dal testo, sono quelli relativi alla sicurezza: «I profughi in questione sono quasi totalmente uomini tra i 25 e i 40 anni, che si muovono anche a gruppi di 30 persone»; e, infine, ad un’integrazione ancora non praticata: «È lampante come un numero così elevato di persone non possa in alcun modo essere integrato in un piccolo paese. Già si cominciano a manifestare problemi di convivenza nelle strutture sportive e di svago».