FULVIO D'ERI
Cronaca

Doma il grande ghiacciaio d’Islanda: nuova impresa per Alex Bellini

L'esploratore di Aprica ha attraversato il Vatnajokull trascinando una slitta per 230 chilometri

Alex Bellini durante la sua impresa

Alex Bellini durante la sua impresa

Aprica, 7 febbraio 2017 - Il freddo intenso, il vento, la paura, il senso d’angoscia poi la gioia di avercela fatta, per aver portato a termine un’altra impresa estrema. Questi gli stati d’animo che hanno accompagnato l’ultima impresa di Alex Bellini, l’avventuriero nato ad Aprica e che ora è un «cittadino del mondo», l’attraversamento del ghiacciaio più grande d’Europa, il Vatnajokull in Islanda. Un ghiacciaio che entro la fine del secolo, secondo gli studiosi, non ci sarà più a causa dei cambiamenti climatici e in questo caso dell’innalzamento delle temperature.

E uno degli scopi dell’avventuriero valtellinese è quello di sensibilizzare il mondo intero sulle conseguenze delle azioni quotidiane. Bellini ha percorso 230 km, trascinando una slitta di 6.5 chili, in vetroresina rinforzata con resine poliestere e interamente realizzata a mano, a temperature glaciali, spesso sotto i -20°. Partito il 22 gennaio, ha vinto la sua sfida arrivando a destinazione venerdì scorso, dopo una marcia costellata da momenti di difficoltà e frequenti stop, imposti dalle raffiche di vento, dal freddo e dalle fitte nevicate.

Con la spedizione «Freeze the moment» (congela l’attimo) «io e il mio team - spiega - abbiamo voluto congelare il momento di questo ghiacciato… qualcosa che non esisterà per sempre». Inoltre «spero di avervi sensibilizzato sul fatto che la vita ci lancia tutti i giorni la sfida di fare piccoli atti di coraggio». E ancora: «Avere il coraggio delle proprie scelte, delle proprie convinzioni, di portarle avanti, andare avanti, evolversi…».

Alex ha tenuto un diario sul suo sito it.alexbellini.com e di tanto in tanto ha postato commenti, sensazioni ed emozioni di un’avventura estrema. E poi il finale, quasi malinconico perché Bellini è un avventuriero nel profondo dell’anima ma che esprime anche la soddisfazione per aver portato a termine la mission. «E quando tutto finisce, sembra che magicamente si riconnetta a quando cominciò, come un cerchio che si chiude. Si avverte una piacevole circolarità… Adesso che quelle distanze le mie gambe le hanno coperte e i miei occhi le hanno viste, il Vatnajokull rimarrà in me, eterno».