Acque agitate, i pescatori di Valtellina e Valchiavenna contro l’Ups

Sondrio, numerosi sportivi della lenza contrari al regolamento che si vorrebbe approvare. Plaudono invece a quello della Regione

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Un nutrito gruppo di pescatori della Valle plaude Regione Lombardia per il "programma triennale regionale della pesca e acquacoltura" e contesta la bozza di regolamento proposta dagli attuali vertici UPS sondriesi. Nell’assemblea convocata per stasera a Sondrio si prevede battaglia. "Con profonda soddisfazione abbiamo preso atto del decreto n.1466 del 10 febbraio ’22 emanato da Regione Lombardia in cui si ribadisce, citiamo testualmente, che “sono utilizzabili in materia di immissioni di fauna ittica, tra l’altro, a fini ittiogenici, secondo le modalità e i limiti previsti dalle disposizioni vigenti, in relazione alle specie ittiche di principale interesse alieutico, secondo i citati “Programma triennale regionale della pesca e acquacoltura della Regione Lombardia (PRPA)“ e “Documento tecnico regionale per la gestione ittica“: il Coregone lavarello, la Trota iridea, la Trota fario atlantica, la Trota fario mediterranea, il Temolo e il Salmerino alpino". Un plauso all’assessore Rolfi, al presidente Fontana e a tutta la Giunta: hanno voluto evitare "incertezze nelle attività di gestione ittica, dare continuità alle modalità di esercizio della pesca professionale e sportiva, nonché evitare le problematiche connesse allo smaltimento o alla eccessiva permanenza in stabulazione degli stock di riproduttori negli impianti ittiogenici, anche a tutela del benessere animale. Un plauso anche a tutti i nostri pescatori che hanno manifestato contro una legge iniqua che rischiava di mettere in ginocchio tutta l’attività di pesca ricreativa e le attività economiche ad esse collegate". "Purtroppo l’Unione Pesca Sportiva della Provincia di Sondrio, nelle figure del comitato di gestione in carica e dopo che in prima linea si era battuta contro questa legge, ci propone una bozza di regolamento da far approvare che non vogliamo, non dobbiamo, non possiamo accettare". Fulvio D’Eri