
Cacciatore (Archivio)
Torre Santa Maria (Sondrio) – “Giù le mani dai cervi, siamo fortemente contrari a quella che si annuncia come una vera e propria mattanza. Che non risparmia i piccoli, appena venuti al mondo nel comprensorio di Arcoglio, in Valmalenco".
Il piano di abbattimento
lI 9 giugno è stato approvato il Piano di abbattimento dei cervi nel Comprensorio alpino, settore Arcoglio, nella vallata che si apre sopra Sondrio, quella dove vive “Bambi“, il cerbiatto cresciuto da un cavatore che lo raccolse nel bosco, poi sequestrato e, da poche settimane, restituito adulto al “papà“ che lo adottò.
Il piano, del marzo 2023, "scaturisce dai problemi che la specie causa alle attività antropiche e che, ad ora, non si è riusciti a risolvere mediante la gestione venatoria ordinaria", si legge nel documento. Nella pratica i tecnici che l’hanno redatto lamentano i danni del cervo al settore agricolo benché, come indicato a pagina 34 del documento, dal 2019 sono già stati ridotti a meno della metà: da 136.767,81 a 54.294,64.
Le contestazioni di Enpa
“Non si è qui a contestare la necessità di un eventuale abbattimento - dichiara Sara Plozza, 43 anni, dal 2012 presidente di Enpa Sondrio - già giunto all’approvazione finale e consistente in 80 capi nel solo 2023, ma le modalità e i tempi: si spara di notte, nelle vigne, con visori notturni per abbattere mamme e piccoli. Nella pratica, aperta ora questa mattanza, verranno uccise nella stragrande maggioranza dei casi solo le mamme: i loro cuccioli sono ancora troppo piccoli per seguirle in giro per i prati, quindi se ne staranno rintanati ad aspettare di essere allattati, urlando per chiamare chi non tornerà più. E moriranno di fame, di sete, di freddo".
L’ipotesi rinvio
“Si chiede con forza - rincara la dose la battagliera Plozza - di rimandare di almeno due o tre settimane, finché i cerbiatti saranno in grado di seguire le madri ed essere almeno abbattuti con loro. Il punto 3 della determina, esplicita che ‘il Corpo di Polizia Provinciale potrà effettuare eventuali modifiche agli aspetti pratici ed operativi di tali operazioni’: tiene dunque aperto un canale di modifiche e, viene da dire, di buon senso e di etica, che sembra proprio la grande assente".
Plozza rileva, inoltre, che nella legge che norma la materia si prevede che, in primo luogo, vengano messi in atto metodi di controllo "non invasivi/ecologici" di cui non si fa menzione nei documenti. "Infine non si affronta un altro aspetto importante, che è quello della gittata delle armi, che certo non invoglia a uscire e fare due passi nelle calde sere estive. Sparano a 100 metri dalle case con tutti i rischi che ciò comporta per gli esseri umani. Il 10 giugno, in tutta fretta, sono stati addestrati i cacciatori e subito dopo hanno imbracciato i fucili. L’altro giorno già due femmine sono state uccise. Abbiamo informato l’ufficio legale di Roma per valutare eventuali iniziative giudiziarie".