GABRIELE MORONI
Cronaca

Morti in corsia, per l’ex medico Leonardo Cazzaniga e la sua amante scatta il maxi sequestro da 3 milioni

Saronno, dopo le sentenze di condanna arrivano i provvedimenti della Guardia di Finanza per l’ex aiuto primario e l’infermiera Laura Taroni

Leonardo Cazzaniga (a sinistra) durante il processo

Leonardo Cazzaniga (a sinistra) durante il processo

Saronno (Varese) – Sequestro conservativo dei beni per un danno stimato in oltre 3 milioni di euro causato all’Azienda socio sanitaria territoriale Valle Olona. Lo ha stabilito la Procura regionale della Corte dei Conti per Leonardo Cazzaniga, ex aiuto primario del pronto soccorso del presidio ospedaliero di Saronno, e per Laura Taroni, al tempo sua amante e infermiera nello stesso reparto. Quindi erano entrambi dipendenti della stessa Azienda sanitaria.

In capo al medico la magistratura contabile ha quantificato in tutto 2.753.872,28 euro per una duplice responsabilità: 2.253.872,28 euro per il danno erariale, legato ai risarcimenti che l’Asst ha dovuto versare alle famiglie dei pazienti deceduti, e 500.000 euro per il danno all’immagine della struttura sanitaria, per il discredito derivato alla sua funzionalità e capacità di assistenza. Per l’ex infermiera sono stati quantificati 400.000 euro per il solo danno d’immagine, dal momento che non ha avuto alcuna responsabilità di morti in corsia. A entrambi è stata sequestrata liquidità e al medico è stata pignorata la pensione.

I sequestri sono stati eseguiti dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Como, che hanno condotto tutti gli accertamenti affidati dalla Procura regionale della Corte dei Conti.

Lo scorso 27 giugno la seconda Corte d’Assise d’appello di Milano (a cui la Cassazione aveva rimandato il processo) aveva confermato la condanna di Leonardo Cazzaniga per l’omicidio di Domenico Brasca, morto a 82 anni, il 18 agosto 2014, nella sua abitazione di Rovello Porro (Como), dopo poche ore trascorse al pronto soccorso di Saronno.

Un verdetto che non modificava la sorte giudiziaria dell’ex vice primario, che nel carcere di Opera stava già scontando la pena massima (carcere a vita con tre anni di isolamento diurno) per gli omicidi di sette pazienti in corsia e per due morti in ambito familiare: Massimo e Luciano Guerra, rispettivamente marito e suocero della Taroni.

Morti che sarebbero state provocate da un micidiale combinato di sedativi (Midazolam, Promazina, Clorpromazina), in applicazione del cosiddetto "protocollo Cazzaniga". Per Laura Taroni è definitiva la condanna a trent’anni di reclusione per l’omicidio del marito Massimo Guerra e quello della madre Maria Rita Clerici.