GIAMBATTISTA ANASTASIO
Politica

Il rebus Moratti, Renzi: il Pd la scelga. Calenda tentenna e Cottarelli si candida

Le dimissioni dell’ex vicepresidente e il nodo delle alleanze D allo strappo nel centrodestra ai travagli dentro il terzo polo Fra i dem corsa a dare "disponibilità". E mettersi di traverso

Milano- Le certezze di Matteo Renzi, le parole chiare ma non ancora definitive di Carlo Calenda, i veti sempre più numerosi in casa Pd e, infine, per nulla casuale, l’uscita allo scoperto di Carlo Cottarelli, che per la prima volta si dice pronto a candidarsi alla presidenza della Regione Lombardia: la giornata di ieri ha ribadito tutte le coordinate e le incognite della geografia creatasi intorno a Letizia Moratti dopo la sua decisione di rassegnare le dimissioni da vicepresidente della Regione, rompere col centrodestra e correre da governatrice contro il leghista Attilio Fontana, presidente uscente.

Quanto al Terzo Polo, le dichiarazioni di Renzi, leader di Italia Viva, e quelle di Calenda, leader di Azione, confermano che, in questo momento, il nome della Moratti divide l’area centrista più di quanto la unisca. I renziani sono per un progetto alternativo tanto al centrodestra quanto al centrosinistra, con l’ex vicepresidente lombarda come candidata. Calenda non avrebbe remore a sostenere a sua volta la Moratti ma non è disposto, non ancora perlomeno, a rinunciare all’alleanza con un Pd che non può permettersi di sostenerla, se non accettando il rischio concreto, concretissimo, che dalla non trascurabile fronda dei dissidenti nasca una candidatura alternativa. La Moratti sarebbe elettoralmente insostenibile anche per altre forze dell’alleanza alla quale si sta lavorando da mesi: i radicali di +Europa, decisi a puntare su Carlo Cottarelli, o il cartello composto da Sinistra ed Europa Verde.

Tocca soprattutto ad Azione, allora, superare il bivio: sostenere la Moratti insieme alla sua rete civica e ad Italia Viva o preservare l’alleanza con Pd e +Europa e appoggiare Cottarelli? Le parole di Calenda sono chiare e vanno verso la seconda opzione: "Noi riteniamo che Letizia Moratti sia una persona di qualità, ha raddrizzato la sanità in Lombardia che era un disastro, si è dimessa sulla reintegrazione dei medici no vax che è uno schiaffo a tutti quelli che si sono vaccinati. Alle Regionali – sottolinea però il leader di Azione – si vince o si perde al primo turno e quindi servono alleanze". Parole chiare, appunto. Ma diverse da quelle di Renzi, che pare non avere dubbi: "Se io fossi il segretario del Pd chiamerei di corsa Letizia Moratti e le direi: “andiamo insieme“. Se il Pd avesse voglia di vincere le elezioni in Lombardia lo farebbe". Altrettanto opposte le dichiarazioni di altri due centristi quali Matteo Ricchetti (Iv): "La Moratti non è la nostra candidata". E Osvaldo Napoli (Azione): "Se Moratti decide di candidarsi, per Azione e Italia viva si tratterà di un’opportunità e di una sfida. Per chi aspira a essere terza forza fra una destra senza più centro e una sinistra ostaggio dell’egemonia grillina non è facile liquidare Moratti con un’alzata di spalle".

Dove sta la soluzione? Il quadro è in evoluzione ma la mossa di Cottarelli e le parole del segretario regionale del Pd, Vinicio Peluffo, sembrano voler offrire ad Azione un motivo per lasciar perdere la Moratti e proseguire sulla via dell’alleanza. Peluffo ribadisce con rinnovata chiarezza quanto detto mercoledì: "Moratti è un profilo connotato all’interno del centrodestra, il suo campo di appartenenza è quello. Per noi il sostegno alla candidatura di Moratti non è un’opzione. Noi stiamo facendo un altro percorso che parte dalle forze all’opposizione della Giunta Fontana, che devono trovare al proprio interno la coesione per presentare un’offerta politica all’altezza". In serata ecco Cottarelli: "Se mi sarà fatta la proposta di candidarmi in una coalizione sufficientemente ampia e con un programma condivisibile, io la considererò molto seriamente e con grande attenzione". Per ora le sorti di un’alleanza tra Pd, centristi e +Europa passano da lui, dall’economista già commissario alla spending review. Un nome che eviterebbe scissioni nel Pd. Se i Dem puntassero sulla Moratti, da Milano, dalla generazione del successo del 2011 partirebbe una contro-candidatura, come ha chiaramente detto l’europarlamentare Pierfrancesco Majorino. Anche il sindaco Beppe Sala resta scettico: "Non semplicissimo spiegare all’elettorato di centrosinistra perché Moratti possa essere la candidata. Renzi? Non si capisce se faccia tattica o sia convinto".