Strappo di Gelmini, addio Forza Italia. Tajani: sorpreso, noi non siamo schiavi di nessuno

La rottura dopo 25 anni al fianco di Berlusconi: "Fi ha voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia e ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini"

Roma - La crisi del governo Draghi ha portato ieri allo strappo della ministra Mariastella Gelmini. A fine di una giornata convulsa la politica bresciana ha ufficializzato il suo addio: un congedo "di peso", dal momento che Gelmini era una "storica" esponente del partito di Silvio Berlusconi, nonché capo delegazione di Fi a Palazzo Chigi. ''Forza Italia ha definitivamente voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia, e ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini", ha detto ieri sera in una nota Gelmini. Non si tratta dell'unico addio: questa mattina è arrivato l'annuncio di un altro esponente di spicco di Fi, Renato Brunetta, ministro della Pubblica Anninistrazione del governo Draghi. "Non votando la fiducia a Draghi, Forza Italia ha tradito la sua storia e i suoi valori - ha chiosato Brunetta -. Non sono io che lascio, è Forza Italia che lascia se stessa". 

"Forza Italia ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini"

L'affondo di Gelmini

 "Se i danni prodotti al Paese dalle convulsioni del Movimento 5 Stelle erano scontati, mai avrei immaginato che il centrodestra di governo sarebbe riuscito nella missione, quasi impossibile, di sfilare a Conte la responsabilità della crisi: non era facile, ma quando a dettare la linea è una Lega a trazione populista, preoccupata unicamente di inseguire Giorgia Meloni, questi sono i risultati. Questa Forza Italia non è il movimento politico in cui ho militato per quasi venticinque anni: non posso restare un minuto di più in questo partito'', ha affermato Mariastella Gelmini.  "Ho sperato fino all'ultimo in un sussulto di autonomia di Forza Italia rispetto al sovranismo di Salvini. E invece ho dovuto prendere atto di una scelta grave e incomprensibile da parte del mio partito e con sofferenza e dispiacere ho deciso di lasciare...", ha detto ancora all'Adnkronos. 

"Sono stati fatti incontri tardivi con i gruppi parlamentari, solo oggi, e i ministri non sono mai stati coinvolti nelle riunioni di partito" ha spiegato Gelmini, nel corso dello Speciale Tg1 dedicato alla crisi di governo, spiegando così di non non avere parlato con Silvio Berlusconi dopo il suo addio a FI. "In quel momento - ha incalzato il ministro per gli Affari regionali - ha tranciato il rapporto non solo con me ma con tanti cittadini ed elettori che chiederanno il conto di questa scelta scellerata che lascerà l'Italia nell'instabilità".

Mariastella Gelmini
Mariastella Gelmini

La presa di posizione di Tajani

Intanto questa mattina è arrivata la presa di posizione di Antonio Tajani, numero due di Fi: "E' una scelta della Gelmini quella di andare via, sono rimasto sorpreso, ha ricevuto tanto da Berlusconi, capo delegazione di F.I, oltre ad essere ministro. Ha dato tanto come tutti noi. Credo che se c'è qualcosa che non va, si debba rimanere perché si è eletti da F.I". Ospite di  'Non stop news' Tajani ha aggiunto: "Non siamo schiavi di nessuno, mi sembra una scusa dettata forse dal nervosismo", ha tagliato corto. 

"Non siamo schiavi di nessuno, mi sembra una scusa dettata forse dal nervosismo"

Mulè: Gelmini mette in dubbio linea di Berlusconi

Questa mattina è arrivato anche il racconto di Giorgio Mulè, Sottosegretario alla Difesa (Forza Italia): "Ero presente al battibecco: sono testimone dell'accaduto - su Rai Radio1 a Radio anch'io -. La presidente Gelmini si è alzata dal banco del governo, è andata con il dito indice puntato verso i banchi di Forza Italia e ha detto: 'Adesso avrete una macchia sul vostro curriculum per seguire i diktat della Ronzullì. La senatrice Ronzulli ha ascoltato e le ha detto: 'Datti una calmata'. Questo è quello che è successo". "Detto questo - ha proseguito - quelle della signora Gelmini, non sono battute, sono ad esempio mettere in dubbio il fatto che il presidente Berlusconi fosse un atlantista. Mettere in dubbio la linea di Forza Italia significa mettere in dubbio l'essenza stessa della linea che il presidente Berlusconi attua. Dopodiché la presidente Gelmini, che era capo delegazione di Forza Italia al Governo, non una passante, ha avuto tutti gli strumenti, partecipando alle riunioni del gruppo dirigente di Forza Italia, e non ha mai lamentato nulla sulla linea politica. Allora, lì c'è un enorme, infinito problema personale che risiede in una frustrazione che non è di oggi, ma ahimè si accompagna da tempo, e che è culminata con il gesto di ieri. Mi dispiace; dopodiché: molto rancore per nulla", ha concluso. 

Renato Brunetta e Mariastella Gelmini durante la votazione
Renato Brunetta e Mariastella Gelmini durante la votazione

Renzi: dà il senso di quello che è successo

Sulla clamorosa rottura è intervenuto anche il leader di Italia viva Matteo Renzi: ''La Gelmini ha fatto tutta la sua carriera in Forza Italia, è stata una delle più fedeli di Berlusconi. Se tu vedi oggi una donna del genere che dopo venticinque anni sbatte la porta e se ne va, dà il senso di quello che è successo. A me questo dispiace e amareggia - ha detto Renzi - perché ieri eravamo riusciti in un mezzo miracolo: attraverso le petizioni avevamo raccolto, attraverso le piazze, più di centomila firme. Avevamo convinto il Presidente del Consiglio a ritornare sui suoi passi e a fare i suoi ultimi dieci mesi, poi ci sarebbero state le elezioni e chi avrebbe vinto avrebbe vinto. Draghi si era convinto, invece l'atteggiamento di populisti di destra e sinistra di ieri ha messo al centro la loro ambizione, il loro narcisismo, rispetto agli interessi del Paese. Il conto lo paga la povera gente''.

Marcucci: Pd apra dialogo con Gelmini e Brunetta

Dai dem le parole del senatore del Pd Andrea Marcucci: "Rinnovo grande stima per Renato Brunetta, Maria Stella Gelmini, e per i parlamentari che lasceranno una Forza Italia ormai totalmente asservita a Giorgia Meloni e al suo sovranismo. Mi auguro che si apra subito una interlocuzione con il Pd e con tutte le forze europeiste che difenderanno in campagna elettorale il lavoro di Mario Draghi".