Fontana, Majorino, Moratti: primo confronto fra accuse e proposte. Cosa si sono detti

Unico punto condiviso dai candidati alle elezioni regionali il taglio alle liste d’attesa, sul resto dei temi ricette differenti e attacchi reciproci

Milano - Per Pierfrancesco Majorino il verbo è "ribaltare". Vale per la gestione di Aler come per quella di Trenord. Il candidato del centrosinistra e del M5S alla presidenza della Regione spinge, poi, sui diritti e sulla necessità di rimettere al centro la sanità pubblica. Sarà lui a spuntarla all’applausometro ma, a proposito di sanità e gestione del Covid, il governatore uscente, il leghista Attilio Fontana, ieri particolarmente ispirato, affonda il colpo sottolineando che Majorino ha scelto come candidato numero uno della sua lista civica quel Fabrizio Pregliasco che è stato consulente della Giunta regionale di centrodestra: "Questa la mia migliore risposta", sentenzia il presidente uscente.

Letizia Moratti, candidata civica sostenuta dal Terzo Polo, cerca di far passare una visione di mezzo tra quelle di Majorino e Fontana: interventi chirurgici settore per settore, perché in Lombardia non va tutto male ma non va tutto bene. Netta la risposta su Trenord: andare a gara, che non significa privatizzare. Questa la sintesi del confronto tra i tre candidati alla presidenza della Regione, intervistati l’uno dopo l’altro, ieri al Palazzo delle Stelline, da Fabio Massa, presidente Fondazione Stelline e giornalista, Giancarla Rondinelli, inviata di Rai 1, Armando Stella, vicedirettore de Il Giorno, e Vincenzo Di Vincenzo, responsabile milanese dell’Ansa.

Apre Majorino

Ad aprire è stato Majorino. "Fare meglio di Fontana in materia di diritti è facile, visto che non ha fatto niente": da qui l’impegno per "la piena applicazione delle legge 194 e il rilancio dei consultori pubblici". Da "ribaltare positivamente", come detto, sia la gestione di Aler sia quella di Trenord. Il candidato di centrosinistra e M5S ritiene che anche "la legge urbanstica sia da rifare" per andare verso "lo stop del consumo di suolo" in una regionale che in fatto di clima e tutela dell’ambiente "è negazionista": "Milano – dice – ha dovuto varare Area B perché manca una programmazione della Regione". In sanità le priorità sono "rimettere al centro l’interesse pubblico" e ridurre le liste d’attesa "perché nessuno deve metter mano al portafoglio per curarsi in tempi accettabili". Infine il contrasto alla carenza di medici di base. Quanto ai temi politici, posti garantiti al M5S in Giunta in caso di vittoria.

Tocca a Moratti

Moratti ribadisce che il suo progetto civico è aperto a tutti, dissidenti leghisti inclusi, e che "le alleanze si fanno sui contenuti, non su vecchi schemi". Poi vira dritto sulla sanità chiedendo all’attuale Governo "di tirare fuori dal cassetto" l’intesa da lei stessa siglata con l’ex ministro Roberto Speranza per risolvere il problema della mancanza di medici di base e assicurarne la presenza nelle case di comunità. Quanto alle case popolari occorre puntare sul mix abitativo e sulle ristrutturazioni degli stabili. A Trenord serve, invece, una gara che consenta di superare una governance duale che non funziona, portare risorse fresche e nuovi stimoli. Netta, infine, sulla necessità che le nomine in sanità non siano politicizzate. Un punto condiviso con Majorino.

Fontana in pressing

Fontana rivendica le performance economiche della Lombardia che, dice, resta tra le regioni leader in Europa, rinvendica i 4 miliardi di euro del Piano Lombardia, la tensione continua all’autonomia, i 2 miliardi investiti nell’acquisto di nuovi treni e sollecita Rfi ad investire a sua volta: "Nel 2019 ha promesso lavori per 14 miliardi". Anche in questo caso, priorità alla riduzione delle liste di attesa in sanità. Infine il nucleare di quarta generazione: "Portarlo in Lombardia è qualcosa di più di una suggestione". E uno spiraglio per un vero confronto con gli altri candidati: "Ne parleremo" dice Fontana.