Aldo Moro e l’articolo mai pubblicato. Gero Grassi: “Gli Usa temevano che l’Italia diventasse un altro Cile”

L’ex capogruppo Pd alla Camera custodiva in copia quel testo in cui lo statista Dc apriva ai comunisti al governo e rivendicava una maggiore autonomia dell’Italia. Un progetto osteggiato da Kissinger

Aldo Moro e Henry Kissinger, segretario di Stato Usa durante la presidenza Nixon

Aldo Moro e Henry Kissinger, segretario di Stato Usa durante la presidenza Nixon

“Quell’articolo, mai pubblicato dal Giorno, era fra le tesi di laurea degli studenti nella borsa di Aldo Moro, rimasta sul sedile della Fiat 130 da dove quarantacinque anni fa le Brigate Rosse lo portarono via”. Gero Grassi, ex vicecapogruppo Pd alla Camera, fra i promotori dell’ultima commissione d’inchiesta sul rapimento e l’omicidio dello statista democristiano custodiva in copia quel testo dimenticato, inedito, “se non per una fugace apparizione sul Popolo (l’organo della Dc) o La Discussione (storica rivista democristiana), quell’articolo è sempre stato ignorato.

" Il Giorno, con cui Moro collaborava dal 1977, decise di non pubblicarlo. Per lui il quotidiano milanese era importante, autorevolmente legato allo Stato, perché di proprietà dell’Eni, ma indipendente e sufficientemente libero da pubblicare articoli su temi innovativi”.

Quel testo però non passò.

“Era molto duro nei confronti degli americani che si opponevano all’ingresso dei comunisti nell’area di governo. Il Giorno era pur sempre un quotidiano riconducibile all’area di governo, scelse di non appoggiare un attacco così duro”.

Ma la storia dei rapporti fra Moro e gli Usa è costellata di difficoltà, di incidenti…

“Non è un mistero. Fu Corrado Guerzoni a confermare che Henry Kissinger, segretario di Stato di Richard Nixon, durante un incontro a margine di una cena ufficiale, quando Moro era ministro degli esteri, a chiarire che l’allargamento della maggioranza a tutti i partiti non era per gli Usa una strada praticabile, che non avrebbe dovuto continuare o ne avrebbe pagato le conseguenze”.

Kissinger ha sempre smentito.

“Eppure anche i file della Cia su Salvador Allende e sugli anni prima del golpe di Pinochet raccontavano di pressioni per tenere lontani i comunisti dal governo: l’Italia non deve diventare il Cile, fu chiarito a Moro in un altro colloquio ufficiale con Kissinger”.

Pare che neppure i russi fossero felici dell’apertura di Enrico Berlinguer alla Nato e alla Dc…

"Certamente no. E non solo perché nell’articolo per il Giorno lo chiarisce esplicitamente. E’ noto che Berlinguer abbia subito uno strano incidente stradale durante una visita in Bulgaria nel 1973. Moro, ministro degli Esteri, gli mandò un aereo di Stato a recuperarlo. Nei mesi della formazione del governo con la maggioranza aperta al Pci, la Pravda, organo ufficiale del Pcus, definiva Berlinguer “schiavo delle multinazionali”. Il partito comunista, in Italia, del resto non era solo quello del segretario. C’era Berlinguer, ma c’era anche Ugo Pecchioli, l’uomo che con l’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga, concordò ai tempi del sequestro Moro la linea della fermezza”.

Nella trattativa su quel governo nato, e morto politicamente, il giorno del sequestro Moro c’era in ballo più di una maggioranza.

"Certamente sì. In quel testo firmato dallo statista Dc e destinato al Giorno c’è certamente la rivendicazione di un’autonomia decisionale dell’Italia, della politica, ma si legge in filigrana un altro concetto. Dietro l’apertura al Pci, Moro disegnava quel grande progetto dell’Europa dei popoli, l’idea di uno spazio politico che superasse gli equilibri politici del 1945, liberando il continente dalla tutela russa e americana”.

Una minaccia…

"Una minaccia a Yalta, avvertita come tale anche dagli Inglesi. Sono proprio loro a qualificare in un memorandum governativo di inizio anni Sessanta Aldo Moro ed Enrico Mattei come le principali minacce all’equilibrio fra le potenze. I documenti invitano a dissuaderli, o adottare una soluzione definitiva”.