Voghera, sbattuta fuori casa a 6 anni: mamma e papà a processo

I vicini chiamano la polizia e loro si vendicano perseguitandoli

La piccola è stata allontanata dalla famiglia

La piccola è stata allontanata dalla famiglia

Voghera (Pavia), 11 ottobre 2018 - A sei anni sbattuta fuori di casa nel cuore della notte, lasciata al buio sul pianerottolo, costretta a subire le ripercussioni dei litigi furiosi dei genitori e a vivere in condizioni di degrado. Una situazione così preoccupante che la polizia aveva provveduto d’urgenza all’allontanamento della piccola dalla famiglia. Il calvario di una bambina di Voghera è oggetto del processo che si è aperto ieri in tribunale a Pavia a carico dei suoi genitori, due italiani di quarantacinque anni accusati di maltrattamenti. Ma non solo: a loro è contestato il reato di stalking per aver perseguitato i vicini di casa, rei di aver segnalato la difficile situazione familiare agli agenti.

Gli uomini del commissariato di Voghera erano intervenuti ad agosto dell’anno scorso e avevano subito provveduto ad allontanare la bambina, ponendola in una struttura protetta. Era capitato infatti che la piccola, impaurita perché lasciata fuori di casa, avesse chiesto aiuto agli altri condomini, che così avevano notato cosa le stava capitando. Preoccupati per la situazione e comprendendone la serietà, i vicini, cittadini marocchini, avevano avvisato le forze dell’ordine spiegando cosa accadeva nel loro palazzo. E così, raccolti gli elementi necessari a provare le condotte illecite dei genitori, la piccola era stata tratta in salvo dalla polizia, che aveva oltretutto verificato come vivesse in uno stato di abbandono e degrado casalingo.

Secondo le accuse, in seguito al provvedimento verso la figlia i genitori avevano reagito prendendosela con i condomini, tagliando le gomme delle loro auto per vendetta e minacciando di fargliela pagare per essersi interessati dei fatti loro. Inoltre, gli inquirenti hanno accertato che tramite un’app i due si erano spacciati per i vicini e si erano mandati da soli dei messaggi per ritrattare le accuse. Solo un modo per cercare di screditare i condomini. Tuttavia, i riscontri sui tabulati hanno confermato che si trattava di messaggi falsi, inventati e inviati dalla coppia stessa. Posti ai domiciliari, nello stesso condominio dove abitavano i vicini vittime della persecuzione (che poi si sono trasferiti), i genitori hanno avuto ulteriori problemi con la giustizia, perché in più occasioni i due hanno oltraggiato gli agenti di polizia che andavano sul posto a verificare che effettivamente si trovassero in casa e non fossero evasi. Ora i due stanno affrontando il dibattimento, iniziato ieri mattina: è stato nominato un tutore legale per la minore, per consentirle di essere parte civile al procedimento. Il giudice ha rinviato l’udienza per sentire i testimoni.