Vigevano, camionista scomparso: è stato ucciso. Il fratello: "Una persona troppo buona"

Negli ultimi tempi era dimagrito molto e aveva una barba folta

Il fratello del camionista ucciso

Il fratello del camionista ucciso

Vigevano (Pavia), 12 febbraio 2021 -  Una brava persona . "Forse troppo buona", come ha sottolineato il fratello minore Sandro, arrivato da Lecce nei giorni scorsi per cercarlo. Filippo Incarbone, 49 anni, leccese d’origine, da anni viveva e lavorava a Vigevano. E nella città è stato ucciso all’inizio dell’anno e il suo corpo occultato nelle acque del Ticino. Tifoso di calcio, della squadra della sua città prima di tutto, si era appassionato alle sorti della formazione di basket cittadina. Aveva lavorato per anni per la stessa ditta con la quale i rapporti si erano però incrinati di recente, forse per l’ombra della droga allungata sulla sua vita. Aveva difficoltà economiche, “Pippi“, e i molti amici originari della sua stessa terra, spesso lo aiutavano. Negli ultimi mesi era dimagrito molto e si era fatto crescere una folta barba. L’unico vero amico, dal quale non si separava mai, era Casper, il suo bassotto. E proprio i latrati del cane, rinchiuso in casa da diversi giorni, hanno richiamato l’attenzione dei vicini.

«Non si sarebbe mai separato volontariamente da lui – raccontano –. Se se ne fosse andato di sua iniziativa lo avrebbe portato con sè". A segnalare la cosa alla polizia locale era stata una vicina il giorno dell’Epifania. Probabilmente Filippo era già nelle acque del Ticino. Il cane è stato liberato e trasferito al canile. L’ultimo contatto l’autotrasportatore lo aveva avuto il 3 gennaio con la cognata Mara, un messaggio vocale per gli auguri. Poi il silenzio. Quando il 27 gennaio i carabinieri hanno iniziato ad interessarsi del caso, in attesa che venisse formalizzata la denuncia, hanno contattato amici e conoscenti, hanno interpellato il Pronto soccorso degli ospedali per scartare l’ipotesi di un incidente o di problemi di salute e ispezionato la casa dell’uomo senza tuttavia trovare alcun indizio che potesse far pensare ad un epilogo tragico. Erano stati gli accertamenti successivi a rivelare le frequentazioni con persone poco raccomandabili. Tra esse Michael Mangano, l’uomo che secondo l’accusa lo ha colpito ripetutamente con una mazzetta da muratore sino ad ucciderlo.