Vigevano, camionista trovato morto nel Ticino: assolto un imputato

Caso Incarbone, per la Corte d’Appello il 44enne Iacullo non è responsabile di omicidio preterintenzionale

Filippo Incarbone

Filippo Incarbone

Vigevano (Pavia), 2 giugno 2022 - Assolto per non aver commesso il fatto dall’accusa di omicidio preterintenzionale. La Corte d’Assise d’appello di Milano si è pronunciata così nei confronti di Gianluca Iacullo, 44 anni, uno dei due imputati per la morte di Filippo Incarbone, 49 anni, l’autotrasportatore deceduto in un appartamento di via Buccella la notte tra tra il 4 ed il 5 gennaio dello scorso anno e il cui corpo era stato gettato nelle acque del Ticino e recuperato solo un mese più tardi. La Corte d’Assise d’appello ha così riformato la sentenza emessa lo scorso 9 febbraio dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Pavia, che lo aveva aveva condannato alla pena di 6 anni di reclusione riqualificando peraltro ipotesi sostenuta dalla Procura della Repubblica, che era di omicidio volontario.

Iacullo dovrà scontare così un anno e 4 mesi per occultamento e distruzione di cadavere. Sempre per lo stesso episodio il Gup di Pavia, Fabio Lambertucci, aveva condannato lo scorso aprile l’altro imputato, Micheal Mangano, 32 anni, vigevanese, a 8 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale con l’aggravante dei futili motivi e per la distruzione e l’occultamento del cadavere. Il procedimento a carico di Mangano avrebbe dovuto tenersi davanti alla Corte d’Assise di Milano che era stato restituito al Gup. La pubblica accusa aveva chiesto, senza ottenerla, la modifica del capo di imputazione in omicidio volontario. Al termine della sua requisitoria il pubblico Ministero Paolo Mazza aveva chiesto per Mangano la condanna a 27 anni di reclusione, ridotti a 18 per effetto del rito abbreviato.

Una richiesta che si è scontrata con l’arringa del difensore di Mangano, l’avvocato Fabio Santopietro, che aveva smontato pezzo per pezzo il castello accusatorio puntando l’attenzione sull’assoluta mancanza di certezze circa le reali cause del decesso di Incarbone. La perizia necroscopica, che non è stata in grado di indicarle senza ombra di dubbio, ha evidenziato le condizioni generali di Incarbone, che aveva il cuore in pessimo stato e che non è escluso possa aver ceduto dopo una notte di bisboccia, trascorsa con Mangano e Iacullo, nella quale erano state consumate, per stessa ammissione dei due imputati, smodate quantità di alcol e droga. Peraltro sul corpo della vittima non erano state trovate lesioni significative e nessun segno delle martellate con le quali, secondo Iacullo, Micheal Mangano avrebbe ucciso l’amico. Resta ancora invece da chiarire la ragione per la quale, se il decesso è avvenuto per cause naturali, i due abbiano poi deciso di sbarazzarsi del cadavere di “Pippi“ Incarbone gettandolo nel Ticino dove era rimasto per un mese.