Vigevano, 28 novembre 2024 – L’hanno chiamata la “congiura di Sant’Andrea” perché caduta proprio in quel giorno, per altro onomastico del primo cittadino, il tentativo di far cadere l’amministrazione guidata dal sindaco Ceffa.
Era il 30 novembre 2022 fa quando, all’apertura degli uffici comunali, alcuni rappresentanti della minoranza si presentano per far protocollare le dimissioni di 13 consiglieri sufficienti per far cadere il sindaco.
La lettera sparita
Mentre sono in corso le operazioni amministrative si presenta però il consigliere di Fdi Riccardo Capelli. Con lui l’assessore Nicola Scardillo e la capogruppo leghista Daniela Carignano. I toni sono accesi, viene richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Nella confusione intanto “sparisce” la lettera di dimissioni di Capelli che qualche ora prima, dopo una notte di riflessione, aveva inviato una Pec per revocare le dimissioni.
Le dimissioni sono dunque di soli 12 consiglieri e non sono sufficienti. Sindaco e giunta così possono rimanere in sella. Partono i ricorsi delle opposizioni. Per la Prefettura la lettera che non c’è non può essere considerata valida e tutto resta com’è anche se l’amministrazione poggia su equilibri delicatissimi e soprattutto su numeri risicati. Il sindaco parla apertamente di congiura.
La presunta corruzione
Secondo le risultanze dell’inchiesta che ha portato agli arresti di oggi la regia della “proposta corruttiva” sarebbe dell’ex-parlamentare leghista Angelo Ciocca e dell’imprenditore Alberto Righini. Dopo il fallimento del “golpe” il sindaco Ceffa si sarebbe garantito l’appoggio della consigliera Roberta Giacometti, eletta nella sua lista d’appoggio Vigevano Riparte, promettendole una consulenza, non necessaria, ad Asm Vigevano.