Vernice contro il Teatro alla Scala: Simone Ficicchia in aula

Il giudice dovrà decidere tra la sorveglianza speciale chiesta dalla questura di Pavia ma per l'accusa basta quella "semplice"

Udienza in aula a carico dell’attivista di Ultima Generazione Simone Ficicchia

Udienza in aula a carico dell’attivista di Ultima Generazione Simone Ficicchia

Pavia, 11 gennaio 2023 - Tra un mese si saprà se Simone Ficicchia, l’attivista di “Ultima generazione“ protagonista di una serie di blitz negli ultimi mesi, tra cui quello dello scorso 7 dicembre con vernice lanciata sull’ingresso del teatro alla Scala, sarà sottoposto alla sorveglianza speciale per un anno con obbligo di soggiorno a Voghera, dove risiede. Lo deciderà il giudice di Milano davanti al quale il 20enne è comparso ieri mattina per discutere il provvedimento richiesto dalla questura di Pavia. "Pensavo che l’udienza di ieri desse l’avvio al processo e si rinviasse subito - ha raccontato Ficicchia al termine dell’udienza alla quale ha partecipato assistito dal suo legale Gilberto Pagani - invece il giudice ha ascoltato le mie dichiarazioni spontanee, non ha visionato in aula il materiale che avevamo prodotto per motivi di tempo, ma ha voluto sapere come si svolgono i blocchi stradali in cui ci si sposta immediatamente quando arrivano i mezzi di soccorso e che non opponiamo mai resistenza alle forze dell’ordine". Il "contesto di queste condotte è comunque di limitata offensività", ha detto il pm Mauro Clerici chiedendo di applicare la misura di sicurezza della sorveglianza, nella forma "semplice", per un anno. A sostenere il giovane fuori dal tribunale esponenti di Amnesty International, Greenpeace, la Rete Antifascista di Pavia e i ragazzi di Fridays for Future di cui Simone ha fatto parte. Amici che non hanno fatto sentire solo il giovane.

"Senza di loro non sarebbe stato lo stesso", ha ammesso il 20enne che non era mai andato prima alla sbarra. "Stiamo assistendo a una repressione e a un’intimidazione di carattere politico", hanno sostenuto i manifestanti che hanno pure organizzato un corteo spontaneo fino alla questura per autodenunciarsi come hanno fatto pure Gad Lerner e Marco Cappato e chiedere "di essere processati in solidarietà, perché se Simone è un criminale, allora siamo tutti criminali. Se lo Stato decide di reprimere un 20enne preoccupato, continuando indisturbato a condannarci a un pianeta invivibile, dovrà fare lo stesso con chi lotta al suo fianco". "Mio figlio non ha danneggiato persone, forse ha danneggiato cose ma non in modo irreparabile. Noi non siamo d’accordo sui metodi usati perché la nostra generazione non fa questo, ma probabilmente ha preso scelte peggiori, quindi il loro metodo non è sbagliato per forza", ha commentato la madre di Simone Ficicchia fuori dal tribunale. "Non ci piace quello che facciamo, ma lo facciamo perché è efficace nelle condizioni estreme - ha concluso Michele Giuli, portavoce di Ultima generazione -. E queste lo sono: abbiamo solo 3-4 anni per ridurre le emissioni e rispettare gli accordi internazionali siglati".