MANUELA MARZIANI
Cronaca

Gli universitari di Pavia scendono in piazza contro i tagli all’istruzione: “Ci sentiamo dimenticati”

Un centinaio di ragazzi in corteo denunciano le difficoltà economiche. Nel mirino il carovita, gli affitti troppo costosi, i tagli al diritto allo studio

La manifestazione di Udu Pavia ha sfilato da piazzale Ghinaglia al cortile dell’Ateneo

La manifestazione di Udu Pavia ha sfilato da piazzale Ghinaglia al cortile dell’Ateneo

“Non è un semplice cliché dire che ci sentiamo dimenticati": per il diritto allo studio, il carovita e la democrazia accademica ieri pomeriggio gli studenti universitari sono scesi in piazza. Un centinaio i ragazzi che su invito di Udu Pavia hanno manifestato da piazzale Ghinaglia fino al cortile dell’Università per denunciare le condizioni economiche precarie degli studenti.

“Basta guardare la legge di bilancio nazionale e regionale – dice il segretario del Coordinamento per il diritto allo studio-Udu Pavia, Alessandro Miceli –. In quest’ultima è previsto un taglio del 20%, pari a 12 milioni, al diritto allo studio e per questo abbiamo inviato una lettera al Consiglio regionale segnalando la nostra preoccupazione per le conseguenze sui servizi, in particolare le borse di studio. La legge di bilancio nazionale prevede per il 2024 un taglio ingiustificato di 35 milioni e un ulteriore taglio di 250 milioni a partire dal 2026. Questo riporta indietro di un decennio il diritto allo studio, con 55mila borse di studio in meno a livello nazionale e quindi un aumento degli idonei non beneficiari, con un aggravio di una situazione economica non rosea per gli studenti".

Altro tema riguarda la situazione economica: da una recente ricerca di Udu, Cgil e Sunia si evince come il 67% degli studenti dell’Università di Pavia faccia fatica a pagare le spese per un alloggio e, da un’altra ricerca di Udu, Cgil e Federconsumatori, si nota come studiare nella città d’origine costi mediamente 10mila euro l’anno, che salgono a 17mila per i fuorisede. Questi problemi economici costringono il 40% degli studenti a lavorare per mantenersi gli studi.

“Ci sentiamo ripetere che siamo quelli che portano la malamovida, che non vogliamo lavorare – aggiunge la vicesegretaria e consigliera di amministrazione Vittoria Pompilio d’Alicandro – Ma lavoriamo sottopagati per studiare, viviamo in stanze fatiscenti pagate 400 euro al mese, facciamo lezione seduti per terra, senza uno spazio di dialogo con la politica, e siamo dimenticati nelle leggi di bilancio".