Miradolo, uccise la ex e la gettò nel fiume: ergastolo all’ex assessore

Per la Corte d'Assise omicidio commesso con "freddezza e premeditazione"

Lavdije Kruja (Torres)

Lavdije Kruja (Torres)

Miradolo Terme (Pavia), 11 dicembre 2018 - Ergastolo. I giudici della Corte d’Assise di Milano ieri hanno condannato Franco Vignati, 64 anni, ex assessore leghista a Chignolo Po (Pavia) per aver ucciso con un colpo di pistola alla nuca la ex Lavdije Kruja (conosciuta come Dea), la badante albanese di Miradolo di 41 anni, il 30 maggio 2016 e gettato il corpo nel Po (il cadavere era riaffiorato solo l’8 giugno 2016, nove giorni dopo la scomparsa nel Piacentino).

La sentenza di primo grado è arrivata dopo quasi tre mesi di processo. La Corte ha disposto risarcimenti provvisionali per i due figli della vittima (200mila euro a testa), 50mila per la sorella Giulia e 30mila ognuno per i sette fratelli. L’imputato, che ieri non ha assistito alla sentenza, in carcere a Lodi da febbraio, si è sempre proclamato innocente. Per l'accusa però, rappresentata in aula dal pm di Lodi Emma Vittorio, Vignati ha agito con «freddezza, premeditazione e lucidità criminale». Durante la requisitoria il pubblico ministero ha ricostruito passo passo cosa è accaduto il 30 maggio 2016. «Vignati ha ucciso Dea perché dopo l’ennesimo litigio, quella volta l’aveva persa per sempre». Quel giorno l’ex assessore avrebbe convinto Dea a incontrarlo con la scusa di proporle un nuovo lavoro. A Orio Litta, Comune nel Lodigiano attraversato dal Po, Vignati si sarebbe presentato con in tasca la sua pistola calibro 7,65, proprio quella detenuta legalmente da Vignati in una giacca a casa della sua ex moglie e scomparsa dall’appartamento pochi giorni prima dell’omicidio avvenuto sulla riva del Po. Particolare che ha indotto gli inquirenti a contestargli anche la premeditazione. Le motivazioni della sentenza arriveranno in 90 giorni. Quasi certo il ricorso degli avvocati di Vignati in appello.