
Sos rabbia e solitudine Una rete di 16 scuole argine contro il bullismo
di Manuela Marziani
Una decina di adolescenti sta seguendo alla Casa del giovane un percorso di consapevolezza e superamento del disagio, ma molti altri vorrebbero parteciparvi. Inviati dalle scuole medie e superiori come dai genitori che non riescono più a gestire figli difficili o dagli stessi ragazzi per i loro amici, sono sempre di più coloro che chiedono aiuto.
"Sempre più spesso nelle scuole vengono commesse azioni che meritano una punizione – spiega Simone Feder, psicologo e coordinatore dell’Area giovani della Casa del giovane – ma la sospensione non è una soluzione. Bisogna aiutare i ragazzi e i loro genitori a capire dove hanno sbagliato". Per farlo a Pavia è nata una rete composta da 16 scuole con l’Ic Angelini come capofila, dalla Casa del giovane e Helpis onlus che si occupa del contrasto al bullismo e al cyberbullismo.
"Di fronte a certi episodi non si può far finta di niente – sottolinea Marina Ascari, dirigente dell’Ic Angelini – però tenere i ragazzi a casa a giocare e mettere in difficoltà i genitori con il lavoro non crediamo sia una soluzione. Per questo abbiamo pensato di convertire la punizione in lavori socialmente utili e percorsi su legalità e rispetto delle regole". Attraverso figure come quella di Giovanni Falcone i ragazzi imparano la legalità e la libertà. Alla fine vengono riaccompagnati in classe e anche tutti i compagni hanno un confronto con lo psicologo. "In caso di bullismo – prosegue Feder – tutta la classe è vulnerabile. Non serve lo psicologo d’istituto, al quale i ragazzi faticano a rivolgersi perché non vogliono far vedere che hanno bisogno d’aiuto".
Forte rabbia e incapacità relazionale sono i due principali problemi che vivono i ragazzi delle medie e dei primi anni delle superiori. "La soluzione che loro hanno trovato – ancora Feder – sono le community, gruppi ai quali accedono per giocare e che diventano “amici“ facendoli sentire a casa. Le community sono esplose dopo il Covid. E proprio a causa della pandemia diversi studenti degli ultimi anni delle superiori non sono più tornati in classe e non hanno mai dato l’esame di maturità".
Alternative alla noia e spazi ricreativi dove i ragazzi possano incontrarsi sarebbero una soluzione che però rimane un sogno. "Abbiamo proposto corsi di sport ai quali partecipano 50 ragazzi – conclude la dirigente – e lanciato un progetto che consente ai ragazzi di partecipare all’attività della scuola attraverso loro rappresentanti per stimolare il senso di appartenenza e il rispetto delle regole. Per ora sembra che l’idea stia dando buoni risultati".