
I volontari di Soleterre al Beit Jala Hospital dove c’è un reparto di Oncologia pediatrica
Lenzuola appese fuori dalla finestra. Sudari. Sono stati esposti sabato come segno di vicinanza e solidarietà nei confronti del popolo palestinese. Qualche drappo è stato esposto anche a Pavia, ma non solo: anche un pavese, Damiano Rizzi, psicologo clinico del San Matteo, e fondatore di Soleterre, rappresenta concretamente il territorio seguendo due ospedali che curano i bambini a Beit Jala dove c’è un reparto di oncologia pediatrica e a Ramallah.
"La vita è un dono prezioso e anche in Palestina deve essere un’opportunità unica, anche dove tutto sembra una condanna a morte - ha detto Rizzi che con Soleterre ha fondato il reparto dove si curano 500 bambini l’anno -. I bambini ci chiedono che senso abbia curarsi se poi devono vivere in un contesto di guerra. La risposta non può che essere collettiva". In Cisgiordania oltre il 70% delle strutture sanitarie è danneggiato o combatte tra carenza di farmaci, acqua potabile che scarseggia e personale medico sotto pressione. "L’occupazione israeliana blocca la vita anche fuori Gaza – ha aggiunto Rizzi –. Nei checkpoint della Cisgiordania, ambulanze palestinesi si fermano, i pazienti vengono trasferiti da un veicolo all’altro, perdendo tempo prezioso. Serve un’azione umanitaria urgente e una presa di responsabilità politica globale. Non lasciamo sola la Palestina. Fino a quando la salute sarà un privilegio negato, nessuna pace sarà possibile". Inoltre "per percorrere pochi chilometri, dobbiamo affrontare lunghe code sotto il sole e con 40° per superare i checkpoint. I palestinesi poi già prima del 7 ottobre non potevano entrare a Gerusalemme. L’accesso alle cure mediche è un diritto umanitario irrevocabile per ogni essere umano ed è invece gravemente limitato dall’occupazione, con conseguenze drammatiche sulla salute pubblica, sulle persone e sui bambini". Spostamenti difficili e tanto orrore, questo racconta Damiano Rizzi che lancia un Sos: "La popolazione palestinese subisce una violenza strutturale che uccide lentamente, una situazione che la cronaca spesso ignora".