"Senza fitofarmaci, il riso calerebbe del 30%"

Secondo Confagricoltura la produzione scenderebbe anche per il frumento

Migration

Ancora per un anno il glifosate, uno degli erbicidi più usati al mondo, potrà essere utilizzato in agricoltura per combattere le erbe infestanti. Ma in futuro questo fitofarmaco potrebbe non essere più a disposizione degli agricoltori. C’è infatti chi sostiene che provochi seri danni alla salute. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sta raccogliendo gli elementi per esprimere una valutazione. Spetterà poi agli organi politici della Ue prendere una decisone molto attesa dal mondo agricolo e soprattutto dai risicoltori.

Se n’è parlato ieri in un incontro nella sede di Confagricoltura Pavia. "L’Italia oggi occupa una posizione di rilevo – ha detto Eleonora Miniotti del Centro studi dell’Ente nazionale risi – con il 57% dell’intera produzione risicola europea. Un’attività che si svolge prevalentemente nell’area del Nord-Ovest tra Piemonte e Lombardia". "Sono 34mila gli ettari coltivati a riso tra Lomellina e Pavese – ha sottolineato Alberto Lasagna (nella foto), direttore di Confagricoltura Pavia –. Gli agricoltori non difendono l’uso del glifosate in nome di una battaglia ideologica: se questa molecola non va bene, si trovi un’alternativa. Però va garantita la produzione: dobbiamo sfamare oltre 8 miliardi di persone nel mondo. Inoltre se viene meno un’attività agricola, è a rischio anche la biodiversità di un territorio".

II glifosate serve per la pulizia del letto di semina del riso. "Gli agrofarmaci – ha aggiunto Flavio Barozzi, presidente della Società agraria lombarda – vengono introdotti in commercio solo dopo un percorso di autorizzazione molto scrupoloso e più lungo di quello previsto per i medicinali di uso umano". Secondo il ricercatore Alberico Loi "senza il glifosate, si potrebbe arrivare a una riduzione di produzione del 30% per il riso e del 20% per il frumento tenero".

M.M.