MANUELA MARZIANI
Cronaca

Rotti i vetri della sala d’attesa In stazione l’ipotesi di una vendetta

Pavia, le Ferrovie hanno deciso di chiudere il locale dalle 2 alle 4 di notte per tutelarlo dal degrado. I clochard non hanno più un posto dove andare a rifugiarsi per passare le notti più fredde

di Manuela Marziani

Rotti i vetri della sala d’attesa sia dal lato dell’ingresso sia dei binari. La stazione, che nei giorni scorsi è stata sotto i riflettori per la decisione assunta da rete ferroviaria italiana di chiudere la sala d’aspetto dalle 2 alle 4 per proteggerla dal degrado, è stata presa di mira dai vandali. Non si sa esattamente che cosa sia stato usato per creare il danno, di certo ieri mattina chi si occupa della manutenzione dello scalo ha sistemato nastro bianco e rosso nelle parti basse dei vetri e lungo tutta la vetrata sul lato dei binari per evitare che qualcuno potesse farsi male. Ma all’interno, accovacciato sulle sedie un senzatetto ha continuato tranquillamente a dormire mentre i pendolari salivano sul treno e gli operatori cercavano di mettere in sicurezza la stazione. L’unico clochard, dopo lo “sfratto“ dato a coloro che utilizzano lo scalo ferroviario come rifugio. Non è certo che sia stata una loro vendetta a spaccare i vetri, ora la Polfer esaminerà i filmati delle telecamere per individuare i responsabili, intanto però con il gelo in agguato chi non ha una casa dovrà trovarsi una sistemazione almeno per le ore in cui la stazione chiude, le più fredde.

"Noi abbiamo messo a disposizione cinque posti al dormitorio San Carlo - ha detto il sindaco Fabrizio Fracassi - e la Caritas altri quattro che sarebbero bastati per tutti, ma queste persone non accettano la soluzione proposta. E non per le cimici che sono state trovate in dormitorio e che saranno state introdotte da qualcuno. Vogliono essere libere, senza regole". Disturbi psichiatrici e problemi di alcolismo creano molte difficoltà ai clochard che si sentono “sequestrati“ e non sanno stare lontani dall’alcol. "Non si può chiudere un occhio - ha aggiunto il primo cittadino - perché scoppiano litigi". All’estero ci sono strutture presidiate in cui i clochard sono liberi. Forse si potrebbe pensare a una simile soluzione anche a Pavia. "Non ho un posto, non potrei attrezzare una palestra - ha concluso -. Nel lockdown lo abbiamo fatto ed è stata una bella esperienza che ha convinto qualcuno a cambiare vita".