Rifiuti bruciati, "è allarme inquinamento"

Mortara, denuncia di un consigliere comunale dopo un sopralluogo alla Eredi Bertè. "Il muro di protezione non contiene il percolato se piove"

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di Umberto Zanichelli

Non solo una discarica a cielo aperto. Ma addirittura una potenziale “bomba ecologica” sinora mai presa in considerazione. È la segnalazione che il consigliere comunale e candidato sindaco di Mortara Marco Barbieri ha inoltrato al primo cittadino uscente Marco Facchinotti e all’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in merito alle condizioni dell’era della Eredi Berté, oggetto di un tremendo incendio avvenuto all’inizio di settembre di cinque anni fa, presso la quale ha effettuato un sopralluogo nei giorni scorsi. A preoccupare è soprattutto l’area sulla quale sono ancora stoccati i rifiuti, considerata sicura perché completamente pavimentata e proprio per questo le acque piovane vengono convogliate nel sistema fognario cittadino e da lì al depuratore. Ma nel dossier messo a punto da Barbieri parrebbe che le cose non stiano esattamente in questi termini. I muri perimetrali di contenimento infatti non arrivano sino al contatto con il suolo ma risultano "appoggiati" ad una base di una ventina di centimetri creando lo spazio nel quale i liquami possono filtrare e potenzialmente ad inquinare il terreno sottostante.

"La recinzione – si legge nel documento oggetto della segnalazione – non può contenere le eventuali perdite di percolato soprattutto in caso di pioggia. Vicino alla recinzione ho accertato la presenza di un canale utilizzato presumibilmente per l’irrigazione dei campi". "Considerata la delicatezza della situazione – conclude Barbieri – chiedo un sopralluogo per accertare l’assenza di rischi ambientali che si fossero sarebbero importanti".

L’incendio che aveva interessato l’area della Eredi Berti si era scatenato il 6 settembre 2017 ed era stata necessaria una settimana ai vigili del fuoco per domare le fiamme. Nel frattempo era cresciuta la preoccupazione per la possibile dispersione di diossine in atmosfera. In effetti i successivi rilievi avevano confermato una presenza degli inquinanti più elevata della norma ma entro la soglia di sicurezza. All’inizio di ottobre dello scorso anno la Guardia di Finanza aveva arrestato i due titolari, entrambi cinquantasettenni ed un collaboratore di 37 anni, ritenuti responsabili di traffico illecito di rifiuti, incendio doloso, emissione di fatture false, bancarotta fraudolenta e riciclaggio. Nell’area era stata confermata la presenza di una quantità di rifiuti molto più alta di quella autorizzata.