Peste suina, gli allevatori di Pavia: “Niente entrate da due mesi: fateci tornare a lavorare”

La situazione migliora e alla vigilia della discussione in Commissione Europea, la Cia chiede di allentare le restrizioni. Ma intanto il virus si propaga tra i cinghiali del Parco del Ticino dichiarato “zona rossa”

Peste suina, controlli negli allevamenti pavesi

Peste suina, controlli negli allevamenti pavesi

Milano, 2 novembre 2023 – Migliora la situazione negli allevamenti di suini dove l’ultimo dei nove focolai di peste suina in provincia di Pavia risale allo scorso 28 settembre. Dopo che  sono stati abbattuti circa 46.500 suini, gli allevatori pavesi chiedono meno restrizioni per tornare a lavorare alla vigilia della discussione in Commissione Europea, lunedì 6 novembre, sulla zonizzazione che attualmente riguarda 172 comuni e che dovrebbe restare in vigore fino al 18 novembre.

Gli allevatori

"Ormai da un mese non si riscontrano altri focolai, ciò significa che le misure di sicurezza funzionano”. Carlo Emilio Zucchella, presidente di Cia Pavia, lo sottolinea chiedendo che per la Psa (Peste suina africana) “sia deciso di modificare le zone di protezione e sorveglianza, inserendo la maggior parte della provincia di Pavia in zona 1, che ha regole meno restrittive”. L’appello è lanciato in vista 

Gli indennizzi

“Gli allevatori, così come le associazioni di categoria - prosegue Zucchella - non confidano negli indennizzi (anche perché servirebbero milioni di euro per salvare il comparto) ma chiedono di poter continuare a lavorare". Il problema degli allevatori sono i vincoli imposti nella “zona di restrizione 2”, in particolare per i limiti alla movimentazione dei suini, con una situazione denunciata come “insostenibile”.

"Gli allevatori - spiegano dalla Cia Pavia - non hanno alcuna entrata da quasi due mesi, nel frattempo lievitano costantemente i costi di mantenimento degli animali, della sorveglianza veterinaria, delle misure di biosicurezza, mettendo a rischio anche l’indotto che ruota intorno al comparto come i mangimifici, i rivenditori di macchinari agricoli e di prodotti fitosanitari”.  

Regione Lombardia

“Visto il favorevole quadro epidemiologico negli allevamenti - commenta l'assessore all'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi - è adesso necessario allentare le misure di restrizione che hanno certamente aiutato a gestire il rischio di diffusione, ma che oggi impediscono agli allevatori di movimentare quasi 40mila animali a fine ciclo.

I controlli

In circa due mesi, in tutta la Regione Lombardia sono stati controllati 1.566 allevamenti, eseguite 9.745 ispezioni e 9.040 analisi. Il livello di attenzione rimane molto alto, tanto che a oggi sono stati segnalati dagli allevatori ben 24 casi sospetti che i successivi approfondimenti diagnostici non hanno confermato.

Allarme cinghiali 

Intanto però nei cinghiali, principali vettori del contagio, sono state confermate positività nell'ambito territoriale del Parco del Ticino dichiarato “zona rossa”. Questo ha determinato da parte della Commissione l'emanazione di una zona infetta che coinvolge il Parco del Ticino con l'inclusione di Comuni sia della provincia di Pavia che di Milano.

Nel primo semestre 2023, sono state recuperate e analizzate 120 carcasse di cinghiale (302 in tutta la Regione, 478 nel 2022) e abbattuti, in zona di restrizione II, 632 cinghiali da luglio 2023 a settembre 2023. La Regione conferma di voler proporre in questi giorni, tramite l'invio di un dossier alla Commissione europea, la richiesta di rimodulazione delle aree sottoposte a restrizione, mantenendo comunque un livello di sorveglianza atto a garantire l'identificazione precoce di un'eventuale reintroduzione del virus negli allevamenti suini.