
Il policlinico San Matteo di Pavia
Bereguardo, 23 febbraio 2015 - Stava dormendo nel lettone con la mamma, che lo aveva da poco allattato. Aveva solo due settimane di vita. È morto l’altra notte, poco dopo l’arrivo al Pronto soccorso del Policlinico San Matteo. Una tragedia, che ha lasciato sgomenta la sfortunata famiglia, che fino a poco prima era ancora solo felice per il recente arrivo del nuovo figlioletto. Sono bastati pochi istanti e la felicità s’è tramutata in angoscia, per sfociare poi in disperazione. I genitori, di Bereguardo, quando si sono accorti che il piccolo era in fin di vita, hanno subito chiamato i soccorsi del 118. Se n’è accorta per prima la mamma, che s’era addormentata con a fianco il neonato che aveva appena allattato. S’è svegliata di soprassalto e s’è subito resa conto che qualcosa non andava. Ha svegliato anche il marito e la coppia non ha perso tempo, chiamando immediatamente il 118.
I soccorsi sono arrivati in poco tempo, giusto quello necessario per compiere il tratto di strada verso Bereguardo. Quando l’ambulanza è arrivata, il neonato era ancora vivo, anche se già privo di conoscenza. Senza perdere ulteriore tempo, il piccolo è stato portato subito in ospedale. Una purtroppo vana corsa contro il tempo. Non sono infatti bastati tutti gli sforzi fatti per salvargli la vita. Arrivato in ospedale, per lui non c’è stato nulla da fare. I medici si sono dovuti arrendere e hanno constatato il decesso. E nei genitori la preoccupazione s’è trasformata in disperazione per il dramma che li ha colpiti portandosi via una vita iniziata appena da due settimane. Sul corpicino del neonato è stata disposta l’autopsia, per chiarire i motivi del decesso. Al momento l’ipotesi è quella di una “morte in culla”, che potrebbe essere stata provocata da un rigurgito, in considerazione soprattutto del fatto che il piccolo fosse stato da poco allattato, oppure da una malformazione cardiaca congenita, la cosiddetta Sindrome del Q-T lungo, responsabile di molte morti improvvise senza sintomi precedenti, anche nelle prime settimane di vita. Proprio per cercare di prevenire queste morti improvvise in culla sono stati disposti negli ultimi anni degli esami clinici preventivi. E proprio il San Matteo è stato uno dei primi ospedali ad essere impegnato in prima linea su questo fronte.
Ma anche la prevenzione non riesce purtroppo ad azzerare del tutto il rischio. Si dovrà comunque aspettare l’esito dell’esame autoptico per chiarire le cause della morte del neonato. In analoghi casi, a volte, s’è anche trattato di tragiche fatalità, in cui il neonato che dormiva nel lettone è rimasto soffocato, involontariamente anche per la presenza nello stesso lettone delle persone adulte addormentate. Per ora dunque non può dunque essere esclusa nessuna ipotesi, anche se, al momento, non risultano ipotizzate responsabilità a carico dei genitori, già devastati dalla morte del figlioletto di soli 15 giorni di vita. stefano.zanette@ilgiorno.net