STEFANO ZANETTE
Cronaca

'Ndrangheta, per i tredici arresti la prova sta nella "droga parlata"

Non solo a Casorate ma anche a Trivolzio i traffici documentati nell e ordinanze firmate dal giudice

Intercettazioni

Pavia -  Non solo a Casorate Primo, ma anche a Trivolzio. Con la “droga parlata“ che diventa concreto elemento di prova a carico degli indagati, almeno per l’accusa. Nelle carte dell’inchiesta della Dda milanese, con le indagini condotte dalle Fiamme gialle pavesi che hanno portato ai 13 arresti per droga, estorsioni e armi, sotto l’ombra lunga della ‘ndrangheta che da Platì arriva alla base operativa a Casorate Primo, il gip Raffaella Mascarino precisa nelle ordinanze: "Elemento unificante di tutte le imputazioni oggetto d’esame è rappresentato dalla principale fonte di prova posta a sostegno della richiesta di misura cautelare: gran parte dell’impianto accusatorio si fonda infatti principalmente sui risultati dell’attività di intercettazione telefonica e ambientale, che in molti casi risultano supportati da servizi di o.c.p. (osservazione, controllo e pedinamento, ndr )".

«Trattandosi pertanto di un impianto accusatorio relativo a quella che, nel gergo della pratica forense, si definisce “droga parlata“ – precisa il gip – occorre sottolineare che, anche nel presente caso come spesso accade nelle indagini in materia di stupefacenti, i soggetti monitorati si sono mostrati molto accorti nell’uso del telefono o, meglio, nell’interloquire nel corso di vere e proprie conversazioni telefoniche, proprio perché consapevoli della vulnerabilità del mezzo comunicativo utilizzato e dell’illiceità dell’argomento effettivamente trattato. È risultato come gli indagati preferissero ricorrere, ove avessero avuto necessità di comunicare in maniera esplicita e non equivoca, ad applicazioni di messaggistica non facilmente intercettabili, come WhatsApp o Telegram".

«Altri tronconi della più complessa indagine di cui la richiesta di misura in scrutinio costituisce stralcio – aggiunge il gip – si sono conclusi con l’arresto in flagranza dei responsabili e con il sequestro di sostanza di sicura valenza stupefacente, il che consente di interpretare i dialoghi intercettati e oggetto d’esame in un preciso contesto criminoso, vale a dire il mondo legato alla commercializzazione e allo scambio di stupefacente di diverse tipologie". Il 19 dicembre 2019 "nelle campagne del territorio comunale di Trivolzio", coinvolti i due Barbaro, il padre Antonio e il figlio Rocco, e il 46enne di Sommo Andrea Barbieri (tutti e tre ora in carcere), "il servizio di osservazione documentava la fase dello scambio" (di 10 grammi di cocaina al prezzo di 350 euro). E il 6 aprile 2020, nel parcheggio del supermercato MD in via Allorio a Trivolzio, è stata accertata un’altra fornitura, di 50 grammi di cocaina, col recupero di 2.160 euro.