
Morgan (Frame video profilo Instagram)
Milano, 25 maggio 2025 – A Milano, in occasione del Mi Ami Festival, sarebbe spuntato un ‘orinatoio Morgan’ nel bagno delle donne. Si tratta di una targa che recita data e luogo “Milano, maggio 2025". E dove Morgan viene definito “Ex: giudice, cantante, artista”. La firma "Ad imperitura memoria, la comunità artistica italiana tutta".
La foto è stata condivisa da un account su Instagram presente al Festival, ma è poi stata rilanciata dallo stesso artista che ha chiesto ai suoi colleghi artisti – molti sono anche stati ‘taggati’ – di prendere una posizione: “Facendo un commento qui sotto (ovvero il suo post social, ndr), in caso contrario li considererò complici di questa ignobile incivile manifestazione di violenza". E, infine “la domanda: cosa avrei fatto io di così brutto da meritarmi una cosa del genere?”.

Gli artisti su Instagram
Pochi gli artisti che hanno preso posizione sotto il post di Morgan, su Instagram. Si legge un messaggio di Red Ronnie: “Marco sto per fare un video su questo ulteriore tentativo di toglierti fiducia in te stesso. La favola di Esopo sulla volpe e l'uva si addice a questa vicenda. Quale ‘artista’ del Mi Ami Festival può essere alla tua altezza? E gli organizzatori... "Povera patria Schiacciata dagli abusi del potere. Di gente infame, che non sa cos'è il pudore. Si credono potenti e gli va bene quello che fanno. E tutto gli appartiene”. Seguito da Nek: “Una volgarità offensiva assoluta. Per quanto possibile fregatene. Imbraccia il basso e fatti un giro di Sons of Pioneer. Ti mando un abbraccio”. E Luca Jurman: “Non è mai esistita una comunità artistica italiana, inoltre la vera arte non fa mai ‘bullismo’ inutile! Credo sia una comunità invece di idioti consapevoli”.
Ma non è mancato il sostegno dei follower, anche se qualche critica è arrivata. “Un vero abuso. Un'indecenza questo cartello che lede la persona e l'uomo, oltre all'Artista”, si legge tra i fan. E ancora: “Quanta miseria umana dietro a questa cosa. La miseria di chi l'ha fatto (senza metterci la faccia, fra l'altro). La miseria di chi pur sapendo non parla. La miseria di chi non si schiera apertamente in difesa di Morgan. Già da molto tempo si era superato il limite con offese e insulti nei suoi confronti, ma questo oltraggio rivolto a lui riguarda tutti, riguarda l'intera categoria degli artisti ma riguarda anche qualsiasi categoria di essere umano” e “Mi dispiace tanto Marco. Sei nato per essere un Artista e mi fa rabbia questo atteggiamento nei tuoi confronti. Che ipocriti".
Parole dure soprattutto nei confronti dei colleghi di Morgan che, nonostante siano stati ‘taggati’, hanno preferito restare in silenzio, almeno sulla bacheca Instagram. “Non vedo molti artisti. Ci può stare che magari i più non abbiano letto, diciamo che sono fiduciosa… Al di là dei commenti sui modi passati di Morgan, sempre un pò sopra le righe che forse dà fastidio (anche se la cultura dell'odio non la merita nessuno), non si può non dire quale talento musicale sia e quanta conoscenza abbia. Ed è un peccato non spendere una parola di conforto per un uomo così tanto elevato a livello di arte, seppur con le sue forti contraddizioni. Perché la solidarietà è importante a prescindere. Ma si sa che viviamo in un mondo in cui si serrano gli occhi e si spalanca la bocca”, scrive una follower.
L’appello
In un appello pubblicato su MowMag, Morgan ha chiesto un intervento pubblico da parte degli organizzatori dei Mi Ami Festival. “Questa ‘installazione’ non è arte. Non è satira. Non è critica. È un gesto deliberatamente umiliante, sessista nella sua ipocrisia, e profondamente violento nella sua intenzione. In quel pannello non c’è solo la mia persona insultata: c’è la volontà di schernire pubblicamente un essere umano, un artista, un padre”, ha detto Morgan.
E ha proseguito: “C’è la risata facile di chi, in nome di un presunto spirito libero, si arroga il diritto di trasformare un volto, un nome e un corpo in bersaglio da orinatoio. Siamo nel 2025, ma questo episodio profuma di Medioevo: quello della gogna e del disonore esposto alla folla”.
L’artista ha poi sottolineato: “È ancora più grave che sia avvenuto in un contesto culturale, quello musicale, che dovrebbe invece farsi spazio di confronto e dignità per tutti. Io non rispondo con odio, ma con consapevolezza. E chiedo pubblicamente: Che gli organizzatori del Mi Ami Festival chiariscano immediatamente chi ha autorizzato o installato questo ‘manifesto’; che venga rimossa ogni traccia fisica o digitale di questo atto, e venga chiesto scusa; che venga aperto un dibattito pubblico su ciò che oggi viene considerato ‘arte’ e su come viene trattato un artista che ha osato non uniformarsi. Difendere la libertà significa anche impedire che venga calpestata sotto forma di umiliazione pubblica. Io sono Morgan. Ma qui non si tratta solo di me”.