
Mauro Gatti all'arrivo a Ushuaia (Argentina) il 15 febbraio 2023
Voghera (Pavia) – “La libertà comincia quando apri la tua mente ad altre possibilità". Mauro Gatti, 50enne vogherese, noto su Instagram come "2wheels1earth" ha sintetizzato con questa frase l’anno che ha trascorso a viaggiare intorno al mondo in bicicletta.
Partito a marzo 2022 è rientrato in primavera dopo aver toccato tutti i continenti. Con una tenda da un posto, un cambio d’abito e poco altro è andato dai Balcani all’America Latina per concludere il suo viaggio a Castellania, il paese natale di Fausto Coppi. "Ho voluto finire dove è nato il ciclista più grande di sempre – ha raccontato Mauro Gatti agli amici che ieri sera hanno partecipato alla serata organizzata al rifugio Cielo sul Monte Chiappo – Io sono nato nello stesso paese".
Amante dell’avventura fin da piccolo, Gatti questa volta ha voluto fare quello che fa sempre nella vita. Per scelta, infatti, l’uomo che vive a Milano non ha un’auto e si sposta in bici. "Sui pedali arrivi ovunque e non ci sono paragoni con gli altri mezzi di trasporto. In sella non ci sono barriere tra te e il mondo. Sempre a contatto con la natura".
Partito dall’Italia, Gatti nei Balcani ha incontrato uomini che portavano ancora i segni della guerra, quindi è stato in Turchia e in Iran dove si è misurato con la gentilezza delle persone. "Se ti vedevano pedalare sotto la pioggia, si fermavano e ti davano una tazza di tè e zucchero. Non c’era neppure bisogno di chiedere. E così anche nei ristoranti: cene pagate". Lungo il tragitto ha di tanto in tanto incontrato italiani che, come lui, stavano viaggiando intorno al mondo magari senza intenzione di tornare.
"Ho visitato Samarcanda – ha aggiunto Gatti – che non è la città più bella del deserto, ma la più magica. E ho scoperto che in Mongolia non esiste la proprietà: sono nomadi e si spostano liberamente".
In Nepal e in Perù il viaggiatore ha fatto trekking, poi è passato sull’oceano. "Ho scoperto che il Sud America, usciti dalla zona tropicale, è un immenso deserto; da Lima fino a Santiago del Cile, nessuna creatura vivente. Ma è pieno di cappelle votive".
Arrivato in Argentina, Gatti è stato travolto dall’euforia per la vittoria dei Mondiali e ne ha approfittato per andare a incontrare dei cugini (partiti dall’Italia molti anni prima come hanno fatto tanti migranti). "Vivono nella Pampa, che poi non è molto diversa dalla Pianura Padana dalla quale sono venuti".
Tornato in Europa, il ciclista ha toccato Lisbona e costeggiato il Mediterraneo fino a Barcellona dove dei suonatori di flamenco gli hanno dedicato una canzone. "Dopo un anno vissuto con due vestiti – ha ammesso – quando sono rientrato e ho trovato nel cassetto 7 magliette nere tutte uguali, mi sono accorto di quanto sia importante l’essenzialità. Ho imparato ad avere fiducia negli altri perché ci sono più persone buone che cattive. Quanto ai pericoli, si corrono più rischi a spostarsi in bici a Milano che a dormire all’aperto".
E, dietro all’idea del viaggio c’è pure una scelta ecologista: "Il lago d’Aral è completamente prosciugato – ha concluso – e ci sono pesticidi agricoli che stanno facendo ammalare le popolazioni locali. I contadini peruviani avevano piantato patate che non sono cresciute perché non è piovuto. Sto raccogliendo fondi per 2 progetti di riforestazione: "Forestami“, che vuole piantare 3 milioni di alberi a Milano, e “Greenwall“, per costruire una muraglia di alberi a Sud del Sahara".