Pavia, Lidia Peschechera uccisa nella vasca da bagno: 20 anni di carcere confermati

Respinto dalla Corte di Cassazione il ricorso di Alessio Nigro che dopo averla strangolata, restò in casa con il cadavere per quattro giorni

Lidia Peschechera è stata uccisa il 12 febbraio 2021 nella sua casa in via Depretis: aveva 49 anni

Lidia Peschechera è stata uccisa il 12 febbraio 2021 nella sua casa in via Depretis: aveva 49 anni

Pavia, 3 novembre 2023 – La Corte di Cassazione ha confermato i venti anni di reclusione per Alessio Nigro, 30 anni, che uccise Lidia Peschechera, 49. Gli ermellini si sono espressi ieri, rigettando il ricorso della difesa dell’imputato e confermando la sentenza di secondo grado. Nigro, di Sant’Angelo Lodigiano, era stato condannato nel luglio 2022 in primo grado dalla Corte d’Assise di Pavia a vent’anni di reclusione, sentenza confermata in Corte d’Appello nel marzo 2023.

Lidia Peschechera era stata uccisa il 12 febbraio 2021 nella sua abitazione in via Depretis a Pavia, casa in cui aveva accolto Nigro. I due avevano avuto una relazione e, dopo che l’uomo aveva trascorso un periodo all’estero, avevano riallacciato i rapporti. Il giorno dell’omicidio Nigro era atteso al Sert di Treviglio per un appuntamento, tuttavia in treno aveva bevuto eccessivamente e si era addormentato, mancando l’incontro e dovendo quindi rientrare a Pavia.

Aveva avvisato Peschechera della situazione e tra i due era sorta una discussione. Il litigio in casa si era fatto violento e, al culmine dell’alterco, i due erano finiti nella vasca da bagno, dove Nigro aveva strozzato la donna. Per i quattro giorni successivi era rimasto in casa con il corpo senza vita di Lidia, bevendo e uscendo solo per acquistare da mangiare e bere con la carta di credito di lei, inviando messaggi alle amiche e al datore di lavoro di Peschechera spacciandosi per la donna.

Poi era fuggito a Milano, raggiungendo un albergo dove era stato rintracciato dalle forze dell’ordine e bloccato. In primo grado la Corte aveva riconosciuto il vizio parziale di mente condannando Nigro a vent’anni di reclusione. La Procura aveva chiesto l’ergastolo ritenendo che l’imputato fosse lucido. In seguito, la Corte d’Appello aveva confermato la pena stabilita in primo grado ma non riconoscendo il vizio parziale di mente: per i giudici Nigro era lucido al momento del delitto.

Nelle motivazioni della sentenza è ricordato inoltre come Nigro quando era rientrato in Italia avesse ripreso i contatti con Peschechera e fosse andato ad abitare con lei per non ritrovarsi a vivere per strada. Nella pena era stato conteggiato anche l’uso indebito della carta di credito della donna, ma non il furto, reato per cui Nigro era stato assolto. Ora si attendono le motivazioni dei giudici di Cassazione. Il legale di Nigro, Giovanni Caly, ha commentato: “Penso che sia una sentenza giusta in ogni caso”. Erano costituite parti civili al procedimento l’ex marito, la mamma e la sorella di Peschechera, per cui erano state riconosciute provvisionali.