Strangolata dal convivente: Lidia non denunciò mai violenze

I precedenti Sos in casa non erano stati per soccorrere lei, ma l’uomo dopo due tentativi di suicidio

Lidia Peschechera, 49 anni, nota attivista animalista

Lidia Peschechera, 49 anni, nota attivista animalista

Pavia, 22 febbraio 2021 - Non erano stati denunciati precedenti episodi di violenza. E anche gli interventi della polizia nell’appartamento dove poi si è consumato il delitto, non erano stati per soccorrere la donna poi uccisa, ma l’uomo, che aveva tentato due volte di togliersi la vita. Lidia Peschechera, 49enne conosciuta in città per il suo attivismo animalista, trovata morta nel suo appartamento in via Depretis a Pavia nel pomeriggio di mercoledì scorso, strangolata dal reo confesso Alessio Nigro, 28enne con problemi di alcolismo, non si era mai rivolta alle forze dell’ordine per chiedere aiuto per se stessa.

Gli inquirenti , nella conferenza stampa in Procura giovedì mattina per illustrare il provvedimento di fermo scattato nella notte nei confronti del femminicida, avevano riferito di precedenti interventi delle forze dell’ordine nell’appartamento. E i carabinieri avevano spiegato che gli immediati sospetti sul convivente della vittima erano stati avvalorati dalla testimonianza fornita da una amica della donna, che aveva riferito agli investigatori che Lidia le aveva confidato preoccupazioni per dei comportamenti violenti dell’uomo, che era quindi intenzionata ad allontanare.

Per l’associazione pavese "Non una di meno" contro la violenza sulle donne "Le forze dell’ordine hanno dichiarato che Lidia si era più volte rivolta a loro per denunciare le violenze e i maltrattamenti che subiva". In realtà dagli accertamenti successivi all’omicidio effettuati dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Pavia, sono emersi due interventi della polizia nell’appartamento di via Depretis, ma non per violenze né liti. La sera di domenica 31 gennaio, la Volante era arrivata, chiamata da vicini, perché Alessio Nigro era salito su un terrazzo e minacciava di buttarsi: era stato convinto a desistere e accompagnato in ospedale. La sera dopo, lunedì 1 febbraio, era stata Lidia Peschechera a chiamare i soccorsi, non per se stessa ma perché il compagno aveva perso i sensi, non solo per l’alcol ma per farmaci presi per un secondo tentativo di togliersi la vita, che lo aveva portato ancora in ospedale.