Prof con la maglietta anti-Israele, ora il caso rischia di finire in tribunale: ecco perché

L’avvocato della studentessa che si è sentita discriminata dalla t-shirt per via delle proprie origini la prossima settimana incontrerà il dirigente scolastico. Intanto sul web si confrontano gli schieramenti

Corteo pro Palestina a Milano

Corteo pro Palestina a Milano

La scuola superiore dove una docente è entrata in classe indossando una maglietta con lo slogan “From the river to the sea Palestine will be free”, non curandosi della presenza di una studentessa di origini israeliane, ha deciso di incontrare la famiglia. La prossima settimana i genitori della ragazza e l’avvocato Andrea Cascio vedranno il dirigente scolastico e porteranno le loro proposte. "Preferiamo ancora non svelarle – fa sapere il legale che tutela la ragazza – per correttezza nei confronti del preside, ma diciamo che il nostro auspicio è quello di evitare di ricorrere all’ambito giudiziario attraverso una formula innovativa".

Le tante scuse, quindi, non sono sufficienti. Il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio propone "di dedicare alla questione israelo-palestinese un approfondimento più equilibrato, consentendo a tutti gli studenti di conoscerne meglio le radici storiche e di ricordare l’attacco brutale del 7 ottobre, che ha dato origine al conflitto tra Israele e i terroristi di Hamas".

Con gli “Incontri con la scuola“ alcuni studenti approfondiscono temi d’attualità, ma dovendo pianificare con largo anticipo gli appuntamenti non è stato possibile inserire un confronto sul conflitto nella striscia di Gaza. Intanto il web si schiera. Confindustria in un tweet, di fronte all’ipotesi di una denuncia da parte della famiglia, ha pubblicato la fotografia di un piccolo palestinese e l’hastag “Denuncia anche noi".

Una ragazza invece ha scritto un tweet: "Quella maglietta l’ha turbata, dicono i genitori. I 31mila palestinesi massacrati invece non le hanno provocato neanche uno starnuto". Lo slogan, diventato molto popolare dopo il 7 ottobre, si trova ovunque su bandiere, striscioni e anche t-shirt vendute online da noti marchi del fashion. Apparentemente sembra innocente, in realtà nasconde odio. "Non chiede due Stati per due popoli – sottolinea il presidente della Comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi – Inneggia alla cancellazione di Israele e al genocidio di chi vive in quel territorio, magari anche quel 20% di fede islamica".

Ma i sindacati si schierano dalla parte della docente messa all’angolo per aver espresso la propria opinione cosa che fanno spesso anche gli studenti, e ritengono eccessivo il ricorso a un legale. "Un docente dovrebbe insegnare ai ragazzi come si ragiona con la propria testa – sottolinea invece Elena Maga della Cisl – e non portare in classe slogan politici". "È naturale che un docente abbia le proprie opinioni – conclude Meghnagi – e che le manifesti. Crediamo però sia inopportuno che le porti in classe e soprattutto con uno slogan che ha l’effetto di moltiplicare odio e violenza".