
Vigevano, grido d’allarme nero su bianco dai reclusi nella Quinta Sezione. Appello alla direzione dell’istituto, al ministro Nordio e al Garante.
I detenuti della Quinta sezione del carcere di Vigevano lanciano un grido d’allarme, denunciando una "situazione insostenibile" nell’istituto di pena. In una lettera di reclamo indirizzata a numerose autorità – dalla Direzione del carcere al ministro della Giustizia passando per Garanti dei diritti dei detenuti e associazioni umanitarie – chiedono il rispetto della dignità umana e l’applicazione della Costituzione e del regolamento penitenziario.
Lo rende noto Guendalina Chiesi, vicepresidente dell’associazione Quei Bravi Ragazzi Family, dopo un colloquio con due suoi assistiti, detenuti nel carcere di Vigevano da cui ha appreso della lettera depositata ieri – Chiesi ha annunciato che si recherà in Procura – in cui gli oltre 45 firmatari, contattati a loro dire dalla Direzione del carcere, denunciano che nella loro sezione, a regime chiuso, vige una "sorta di isolamento mascherato", dove "i criteri di passaggio alle sezioni a regime aperto sono del tutto incomprensibili". Le condizioni descritte sono allarmanti: "Assenza di arredi essenziali come tavoli, sedie, ventilatori e televisori, mancanza di accesso a opportunità lavorative, di studio e ricreative nonostante queste siano previste dalla legge. Non stiamo chiedendo di essere viziati, ma di scontare la nostra pena con dignità e nel rispetto di quanto previsto dalla legge, senza essere trattati come bestiame", dichiarano i detenuti.
Le denunce si estendono all’area sanitaria, dove i detenuti lamentano di non essere chiamati per le visite e di dover ricorrere a proteste estenuanti per ottenere assistenza. "Dobbiamo sperare di non avere un malore", affermano sottolineando la grave carenza di controlli medici, che invece dovrebbero essere quotidiani. La Direzione del carcere è inoltre accusata di "indifferenza fuori dal comune" e di applicare un regolamento "da regime". E ancora: i detenuti segnalano la presenza di zecche nei materassi e nei vestiti, acqua fredda e lurida, feci nelle stanze e lenzuola macchiate di sporco. Le celle vengono lasciate in condizioni “da schifo“". I farmaci vengono consegnati nelle mani dei detenuti senza involucro né scatola.
Tra le altre problematiche, l’assenza di personale qualificato; la carenza di beni di prima necessità come asciugamani e servizi di barbiere; difficoltà nell’ottenere farmaci, con ritardi di settimane anche per un semplice mal di testa e l’incertezza sulla tipologia di farmaco somministrato; ostacoli alle chiamate per le visite familiari e agli avvocati, con moduli e permessi spesso negati limitando di fatto il diritto alla difesa; gravi carenze strutturali come bagni intasati, finestre rotte, perdite d’acqua ovunque e un impianto luminoso non funzionante da oltre un anno; mancanza di frigoriferi e freezer, che compromette la corretta conservazione degli alimenti.