
di Pierangela Ravizza
L’area (140mila metri quadrati) è sotto sequestro, ma l’obiettivo, è di non fermare il progetto per il terzo e definitivo lotto di bonifica. La vicenda riguarda l’ex Fibronit di Broni, la cosiddetta “fabbrica dell’amianto“ dove la produzione è cessata già da alcuni decenni lasciandosi, però, dietro una lunga scia, purtroppo non ancora interrotta, di morti: 1.300 secondo una recente dichiarazione del presidente dell’Avani (associazione vittime amianto) Silvio Mingrino. Ieri – in Comune a Broni – è stato fatto il punto della situazione. Ai primi di ottobre, l’amministrazione comunale dovrebbe fornire aggiornamenti in merito al terzo lotto di bonifica che riguarda anche la rimozione dell’ex fabbrica Fibronit. "Ma – assicurano – di amianto non c’è più traccia". Già smaltito al 100% anche se proprio la procedura seguita, compresi presunti mancati controlli, è all’origine dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Pavia da cui è scaturito il provvedimento di sequestro dell’area per poter eseguire accertamenti. Il procedimento non riguarda alcun esponente del Comune, bensì delle ditte esecutrici dei lavori. Non a caso, lo stesso Comune di Broni è stato designato come curatore dell’area e si spera in un dissequestro entro il mese di ottobre, quando il Comune dovrebbe annunciare anche un nuovo stanziamento per la bonifica amianto sugli edifici privati.
Ma in futuro cosa potrà diventare la ex Fibronit? Più che un concorso di idee, l’Avani propone la realizzazione di un parco fotovoltaico: "quanto mai utile in un periodo di crisi energetica" fa sapere il presidente dell’associazione, Silvio Mingrino. Un altro obiettivo, sempre secondo l’Avani, è l’organizzazione a Broni della conferenza nazionale sull’amianto: "C’è già un impegno dei parlamentari pavesi" ha detto Mingrino. In sospeso rimane la questione del liceo: edifico, ora in sicurezza, ma senza risorse per il progetto di bonifica per un errore procedurale nella richiesta per l’accesso ai fondi del Pnrr.