
Indagini affidate ai carabinieri
Pavia, 15 aprile 2017 - "Sono stati messi alla gogna sui social". L’avvocato Umberto Ferrari difende quattro dei sette ispettori del lavoro indagati dalla Procura di Pavia perché accusati di aver fatto altro durante l’orario di lavoro. I reati contestati sono truffa, falso e falsa attestazione della presenza in servizio. L’ordinanza spiccata pochi giorni fa dal gip di Pavia Carlo Pasta, prevede la sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici per dodici mesi, nel caso degli indagati quindi coincide con l’impossibilità di lavorare per un anno.
Commneta l’avvocato: "Due assistiti mi hanno parlato di commenti pesanti su di loro sui social network. Riguardo a tutta la vicenda, sono amareggiati, ci sono rimasti molto male. Tra di loro c’è anche un volontario che ha prestato aiuto nelle zone terremotate. È tutta gente con oltre trent’anni di servizio, che fatica da lustri per il lavoro". È il punto di vista degli indagati: "Hanno tutti punteggi di merito altissimi. Il loro lavoro consiste non solo nel svolgere visite fuori ufficio, ma poi anche nello stilare relazioni per esempio, cosa che si può fare a casa per avere maggiore concentrazione". I coinvolti respingono le accuse, la loro versione dei fatti è che non si recassero alla propria abitazione o altrove per smettere di lavorare.
Per mesiI le forze dell’ordine hanno seguito i movimenti degli indagati, utilizzando anche il gps, scoprendo che si allontanavano per andare a prendere i figli, oppure per fare spese, ma anche, è il caso di due dipendenti, per andare a casa propria o in quella dei genitori, restando in servizio complessivamente quarantotto minuti e indicando in nota spese la necessità di rimborsi per le trasferte, effettuate con le proprie auto personali: "Il danno erariale contestato è di seimila euro, ad alcuni sono contestati rimborsi di cinquecento euro - ha concluso l’avvocato -. Il problema relativo al pagamento delle trasferte è una questione annosa, bisogna valutare la situazione".