La conclusione di una lunga vicenda giudiziaria: è diventata definitiva la condanna a due anni per omicidio colposo per Nicola Alfano, 50enne che nel 2020 era stato accusato di omicidio volontario in relazione alla morte dell’amico Bruno Lazzerotti, 78 anni. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, ritirato in itinere, delle parti civili. Il giorno della morte di Lazzerotti, nel giugno 2019, i due amici erano andati a fare un giro in auto in zona Certosa. Imboccando una strada di campagna però, per una manovra sbagliata l’auto era finita in un fossato pieno d’acqua. Alfano era riuscito a liberarsi, Lazzerotti era morto. Un incidente che si era ritenuto un omicidio volontario architettato per ragioni di eredità. In primo e secondo grado Alfano era stato condannato a 15 anni, poi la Cassazione aveva disposto un nuovo giudizio di appello e la pena era stata ridotta in 2 anni e l’accusa modificata in omicidio colposo. In seguito, le tre parti civili avevano fatto di nuovo ricorso in Cassazione, ritirandolo in corso: ora dovranno pagare mille euro ciascuno alla cassa delle ammende. Alfano, tra domiciliari e carcere, ha scontato tre anni di reclusione, un tempo superiore alla condanna di due anni: ora si valutano azioni riparatrici per ingiusta detenzione. Il suo legale Nicolò Velati, che l’ha assistito con Federico Cecconi, commenta: "A tutti gli effetti è stato un errore giudiziario, in relazione all’accusa di omicidio volontario che a nostro avviso trovava infondatezza dall’origine. Una dichiarazione di responsabilità è stata statuita".
Nicoletta Pisanu