Il sopralluogo all’ex Snia: "Archeologia industriale. I soldi per salvarla ci sono"

A un anno dalla richiesta del Comune di Pavia, la Regione risponde: 700mila euro più altri 100mila dal municipio per scoprire gli inquinanti .

Il sopralluogo all’ex Snia: "Archeologia industriale. I soldi per salvarla ci sono"

Il sopralluogo all’ex Snia: "Archeologia industriale. I soldi per salvarla ci sono"

Si apre una nuova pagina per l’ex Snia, l’area di 180 metri quadri compresa tra viale Montegrappa e le vie Dossi, Montefiascone e Maggi. A quasi un anno dalla richiesta inoltrata da Palazzo Mezzabarba, la Regione ha deciso di mettere a disposizione 675mila euro cui il Comune ne aggiungerà altri 100mila per effettuare un piano di caratterizzazione con carotaggi e il posizionamento di piezometri. Le indagini rappresentano il primo passo per conoscere quali inquinanti siano presenti, in quali forme e se abbiano raggiunto la falda.

"È il primo atto formale – ha spiegato l’assessore regionale all’Ambiente e Clima, Giorgio Maione, che ieri ha effettuato un sopralluogo nell’ex fabbrica che produceva viscosa – che dimostra come l’ex Snia sia inserita tra i siti di maggior interesse della Regione, che ha 74 chilometri di aree da bonificare".

Per intervenire sull’area che si trova su un’asse di penetrazione alla città, è stato necessario che la Cassazione confermasse il parere del Consiglio di Stato. L’ex Snia infatti è di proprietà di quattro soggetti differenti, tutti privati, che non sono responsabili dell’inquinamento prodotto fino a 40 anni fa, quando l’attività era in atto.

La precedente proprietà non esiste più e quindi gli attuali proprietari non erano obbligati a rispondere, come previsto dalla legge nazionale e regionale. Hanno delegato la responsabilità al Comune, chiedendo di sostituirsi a loro e di agire per tutelare la salute pubblica. A sua volta Palazzo Mezzabarba ha chiesto aiuto alla Regione. L’ex Snia, che appartiene alla storia industriale della città, durante il Dopoguerra dava lavoro a 3mila persone. Dal trattamento chimico della cellulosa si producevano fibre artificiali e poi solfuro di carbonio.

"Un’area di pregio – ha aggiunto Maione – che appartiene alla storia di Pavia con alcuni edifici di archeologia industriale". Uno spazio importante, in parte andato all’asta per sette volte senza che mai nessuno presentasse un’offerta, probabilmente spaventato dai costi della bonifica che si potrebbero aggirare sui 30 milioni.

"Conoscendo gli inquinanti – ha sottolineato Massimiliano Koch, assessore pavese a Urbanistica e Ambiente – si potrebbe anche ipotizzare un piano di rigenerazione e capire se si possano realizzare abitazioni, terziario, parcheggi o altro". "I soldi ci sono – ha rimarcato Maione – Saranno inseriti nella prossima variazione di bilancio che sarà votata a luglio, ma fin da oggi potrà iniziare un percorso virtuoso che porterà al rilancio dell’area".

Manuela Marziani