
Il passato riemerge Pavia città di naviganti col suo porto naturale
di Manuela Marziani
Un piccolo porto naturale con navi che vi trovavano riparo e naviganti che, prima di salpare o al loro rientro, passavano in chiesa per un ringraziamento o per chiedere protezione. Sta emergendo una Pavia dai tratti simili a quelli di una città di mare dagli scavi archeologici nei giardini del Collegio Borromeo. Una scoperta cominciata nel 2019, quando all’interno degli Horti è emersa la chiesa di San Marco in Monte Bertone edificata nel 1174. Una prima serie di ricognizioni e indagini geofisiche ha riportato alla luce le mura perimetrali dell’edificio e diversi elementi della sua struttura interna.
Ora si procede per ritrovare le tracce di una destinazione funeraria dell’area. I lavori proseguiranno a settembre, dal 4 al 15 e dal 18 al 29. Nel frattempo è stata avviata una call di partecipazione per gli studenti di Archeologia dell’Università, che potranno partecipare agli scavi con vitto e alloggio gratuiti al Borromeo. Dai documenti intanto emerge la storia di quel luogo poco distante dalla darsena, dove si salutava chi partiva e si abbracciava chi arrivava in città. "La chiesa di San Marco in Monte Bertone era luogo di culto per i tanti marinai", precisa il rettore del Collegio, don Alberto Lolli. Ma non era l’unico edificio religioso del parco. Oltre alla chiesa di San Marco si trovavano San Giovanni in Borgo, costruito agli inizi del VI secolo, in epoca longobarda, soppresso nel 1805; e la chiesa di Sant’Antonio da Padova, gestita dai Cappuccini nel Cinquecento, distrutta nel 1787.
"Allora Pavia dipendeva dal suo fiume – aggiunge il rettore – che era un’arteria navigabile, utilizzata per i trasporti". Dagli scavi compiuti finora sono emersi monete, rosari, medaglie votive, piccoli oggetti mortuari. E anche dalle tombe e coperture a botte utilizzate tra il ‘500 e il ‘600 si attende di capire se saranno in grado di raccontare di più. "Saranno necessari ulteriori approfondimenti per capire l’epoca e indagare le tombe all’interno, cercando di accertare l’identità delle persone che vi furono tumulate, probabilmente personaggi di importanza storica – sottolinea Daniele Ferraiuolo, docente dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e direttore degli scavi – Di certo è una scoperta significativa".