
di Umberto Zanichelli
Tutto quello che resta dell’idrovolante SeaMax M22 caduto nel pomeriggio di domenica mentre solcava il cielo sopra la frazione Buccella di Vigevano è custodito in un hangar dell’aviosuperficie “Leonardo da Vinci“ della frazione Morsella, chiuso e lontano da occhi indiscreti. Su quel velivolo hanno perso la vita Gustavo Saurin, 72 anni, argentino trapiantato in Italia da quarant’anni, pensionato e pilota espertissim e Generoso Vitagliano, il ventiquattrenne vigevanese che gli era seduto accanto. Sulle cause dell’incidente aereo, avvenuto intorno alle 17.30, l’ora del tramonto, la più bella per osservare la Lomellina dall’alto, sono in corso gli accertamenti dei tecnici dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo che ieri mattina hanno effettuato un sopralluogo con i carabinieri.
Secondo quanto riferito da un testimone oculare, che è stato sentito dai carabinieri, il velivolo avrebbe perso un’ala in volo: a quel punto, ormai ingovernabile, è precipitato al suolo. I resti sono sparsi su un’area molto vasta. Per i due occupanti non c’è stato scampo. Gustavo Saurin era un esperto. Migliaia di ore in cielo, dove aveva portato centinaia di persone molte delle quale avevano poi condiviso la sua passione. Chiusa la sua attività era diventato importatore per l’Europa del modello di ultraleggero anfibio sul quale ha trovato la morte che arrivi in kit di semi-montaggio, con cioé alcune parti già assemblate e altre da montare. Nel 2016. era stato uno dei promotori della ripartenza dell’aviosuperficie “Leonardo da Vinci“ di strada Scoglio alla Morsella. Ci aveva lavorato con diverse altre persone per ridarle vite dopo cinque anni di chiusura a seguito di un terribile incidente avvenuto sulla pista. Unico vezzo: la bandiera argentina accanto a quella italiana ed europea all’ingresso.
Una passione condivisa anche dal giovanissimo Vitagliano. Un tragico destino, il suo: quando, come pare, Saurin lo invita a fare un giro, come potergli dire di no? "Stavamo per chiudere – racconta Maurizio Pezzaglia, vice-presidente dell’associazione e fondatore dell’aviosuperficie nel 1992 – quando ci siamo accorti che c’erano ancora la compagna di Gustavo, Silvia, la moglie del ragazzo che era salito sul suo velivolo e quattro amici. Tutti un po’ preoccupati perché a più di venti minuti dal decollo l’ultraleggero non era ancora rientrato".
Poi una telefonata di qualcuno che riferiva che stava circolando la voce di un velivolo caduto. E il terribile sospetto diventato realtà poco dopo. Ma quel punto per i due uomini non c’era più nulla da fare: lo spettacolo che si è presentato agli occhi dei soccorritori è stato tremendo e da subito si è capito di essere davanti a una tragedia.