"Finora ho resistito, ma non so per quanto potrò farlo ancora"

Landriano, Wilma Pirola guida un’azienda zootecnica di 300 capi. Dovremmo vendere il latte a 48 centesimi anzichè a 42

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"Non voglio disfare la mia stalla dando agli animali alimenti diversi da quelli che hanno sempre mangiato. Fino a questo momento ho resistito, non so per quanto tempo potrò farlo ancora". È preoccupata Wilma Pirola, 61 anni, che conduce un’azienda zootecnica con 300 capi. La pandemia prima, poi la siccità e i rincari dei costi dell’energia, del carburante e di tutto dalle farine ai mangimi stanno notevolmente mettendo in difficoltà la sua attività.

La sua azienda produce latte, quanto nei producete ogni giorno?

"Produciamo latte di qualità che viene pagato un po’ di più, ma per ottenerlo le vacche devono avere una certa alimentazione e assumere integratori. Peccato che tutti costi siano raddoppiati, mentre il prezzo del latte non si è adeguato. Per coprire le spese che sosteniamo dovremmo vendere il latte a 48 centesimi al litro, invece ne prendiamo 42. La differenza è integrata da risorse personali. E il latte prodotto non può essere stoccato. Ogni giorno da noi arriva il camion che esce mediamente con 35 quintali".

Ha dipendenti?

"Lavoriamo mio marito, mio figlio, io e poi abbiamo un mungitore. Il nostro dipendente è l’unico che guadagna perché ha giustamente il suo stipendio e i contributi pagati. Spero di non dover mai rinunciare a lui perché è bravo e spero anche di non essere costretta a nascondermi come hanno fatto l’altro giorno alcuni agricoltori, che non avevano i soldi da dare al rappresentante di concimi. Prodotti che oggi costano il 170% in più rispetto allo scorso anno a causa dei costi dei trasporti".

C’è modo per provare a risparmiare come nelle famiglie?

"Molto poco. Se dessi ai miei animali del fieno spenderei meno, ma poi potrebbero ammalarsi e rendere meno. Al prodotto di qualità tengo molto. Cerchiamo di coltivare noi molto del foraggio. La settimana scosa abbiamo iniziato la semina e abbiamo trovato un terreno asciuttissimo. D’altra parte sono più di 100 giorni che non piove, è caduto l’82% di acqua in meno. Ora speriamo che cambi qualcosa, altrimenti il mais non nascerà. E speriamo anche che non arrivino acquazzoni, altrimenti il terreno duro come il cemento non riuscirebbe ad assorbire l’acqua".

Ricorda in passato un periodo così lungo di siccità?

"No, non era mai successo. Anche d’estate, quando non piove per diverso tempo, prendiamo l’acqua dai canali irrigui, dal pozzo. Oggi i canali sono asciutti e devono pure impermeabilizzarsi, altrimenti l’acqua scorrerà via. Nei campi c’è tanta sete. L’erba che in questo periodo dovrebbe essere alta 30 centimetri, ora arriva a 7 o 8. Aspettiamo la pioggia come mamma dal cielo, ma che cada costante".

Non potendo incidere sul meteo, voi agricoltori che cosa chiedete per superare l’impasse?

"Che si dia maggior valore alle nostre eccellenze perché tante stalle chiudono. Io vado avanti a denti stretti, ma non faccio girare l’economia: vorrei mettere altri pannelli solari, nonostante gli incentivi però non ho margine per fare i lavori. Quindi rinuncio, pago di più per l’energia".

Manuela Marziani