
Fallito il vertice sulla Geodis: "L’azienda non ha preso impegni. Il nostro presidio continua"
Prima ha aderito allo sciopero nazionale del settore logistico, poi ha continuato la lotta da sola la cinquantina di lavoratori della Geodis. Non entrano in azienda da martedì per protestare contro una serie di "mancanze". "Vogliamo che la malattia sia retribuita integralmente – contestano, supportati dal Si Cobas – come avviene in tutti i posti di lavoro. Chiediamo anche un adeguamento dei livelli contrattuali e degli inquadramenti. E maggiore sicurezza del magazzino". Sono 43 gli operatori del magazzino, ma anche altri lavoratori si sono uniti nella protesta.
A far scattare il presidio è stato il fallimento dell’incontro che i sindacati e i vertici dell’azienda hanno avuto ieri nel tentativo di trovare una conciliazione. Di fronte alle richieste dei lavoratori non c’è stata una chiusura da parte dell’impresa ma nessuno ha preso un impegno. "L’azienda ha detto che entro fine anno farà una valutazione – aggiungono i sindacalisti del Si Cobas – e questo non ci sta bene. Sono due anni che va avanti la trattativa, avremmo voluto uscire dalla Prefettura con in mano un accordo firmato".
Una volta rientrati da a Copiano, la decisione di proseguire con il presidio. Qualcuno si è riparato dal sole sotto un ombrellone, altri si sono cercati un angolo meno caldo e altri ancora hanno sfidato le temperature elevate con il timore di essere allontanati dalle forze dell’ordine. Perché è da martedì che il settore logistico ha incrociato le braccia. La protesta è scattata per il rinnovo del contratto collettivo e gli effetti che l’inflazione ha avuto sui salari, che si è tradotta in una perdita del potere d’acquisto di circa 300 euro mensili. "Nel settore – dicono i sindacalisti – sono sempre di più i licenziamenti dovuti a delocalizzazioni di grosse aree industriali in favore di poli logistici non sindacalizzati dove si investono i fondi del Pnrr".
M.M.