Affido condiviso per Eitan, il clima resta teso

La decisione temporanea dei giudici di Tel Aviv tiene aperto lo scontro. I pavesi sperano che torni "dove si stava integrando"

Il piccolo Eitan con il nonno materno

Il piccolo Eitan con il nonno materno

Pavia - Due ore di udienza per una decisione salomonica, una sorta di affido condiviso. Si è svolta ieri davanti al giudice Iris Ilotovich Segal del tribunale della famiglia di Tel Aviv la prima udienza dello scontro giudiziario sul futuro di Eitan Biran, l’unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone. Per decisione del giudice il bambino da oggi tornerà con la zia paterna Aya e vi rimarrà per 4 giorni secondo la famiglia materna, per 5 secondo quella paterna. Quindi il piccolo starà per 3 giorni con il nonno Shmuel Peleg e poi tornerà dalla zia per altri 3. Così fino all’8 ottobre, data della nuova udienza che proseguirà fino a domenica 10. A quel punto il giudice pronuncerà la sentenza e, se deciderà che il bambino dovrà tornare con la zia paterna che in quel momento se ne dovrà prendere cura, potrà rientrare a Travacò. Nel frattempo, sempre per disposizione del tribunale, non potrà andare a scuola a Tel Aviv, come aveva chiesto la nonna Ester Cohen. 

"Voglio riportare Eitan a casa - ha detto la zia Aya prima dell’udienza -. Sono preoccupata per lui". Dopo l’incontro molto teso con il nonno materno che l’11 settembre ha prelevato il bambino dalla villetta della zia e lo ha portato in Israele con un volo privato, la donna non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Più soddisfatti, invece, i Peleg perché il bambino per ora rimane in Israele e non è stato riconosciuto, come avrebbe voluto la zia Aya, che è stato rapito. "Per la prima volta finalmente un tribunale ha posto al centro l’interesse del minore - ha detto l’avvocato Sara Carsaniga, che rappresenta il nonno Shmuel Peleg -. Non è una partita tra Israele e Italia: Eitan ha due famiglie ha diritto di godere in modo egualitario di entrambe". "È una decisione equilibrata che mette al centro il bambino" ha aggiunto un altro avvocato, Paolo Sevesi.

Nel Pavese, però, il sentimento è diverso. "Spero che i giudici abbiano fatto una scelta ponderata - dice il sindaco di Travacò Siccomario, Domizia Clensi - sulla base non dell’emotività. Eitan è l’ultimo pezzo di una famiglia, un bambino che ha vissuto un dolore grande". L’auspicio che i pavesi, intervistati ieri in paese, hanno per il bambino è che finalmente trovi pace e serenità. "Eitan ha subito un trauma enorme - dichiara Laura Grimoldi -. Nella tragedia della funivia ha perso tutta la famiglia, il papà, la mamma e il fratellino oltre ai bisnonni. Non avrebbe dovuto vivere adesso anche questo scontro tra i suoi familiari. Eitan ha bisogno di tranquillità e di stare lontano dai riflettori". 

Da Israele ora arriva la richiesta di un silenzio stampa, ma a Travacò molti hanno visto quel bambino dal viso dolce, ma nessuno ha mai voluto violare la sua privacy. "Le mie finestre si affacciano sull’altra strada - prosegue Lorenza Vercesi -, sapevo che il bambino viveva qui. I familiari avrebbero dovuto trovare un accordo". "Per il vissuto del bambino sarebbe meglio vivesse in Italia - ha detto Matteo Contardi, titolare della cartoleria di Travacò dove andavano prima le cuginette di Eitan e poi anche il piccolo di 6 anni -. Israele è una realtà completamente diversa da quella a cui era abituato. Al bambino avevo venduto lo zaino con le rotelle per iniziare la scuola. Era perfettamente integrato con il resto della famiglia, spero possa tornare al più presto". Da mamma e da nonna anche Rosa Calcaterra si augura che Eitan torni presto: "L’hanno sottratto a quello che è il suo mondo per portarlo in quello che è il mondo dei nonni". Anche un altro nonno Giancarlo Brichetti spera in un accordo tra le famiglie: "Sarebbe bello che il bambino ricevesse l’affetto di tutti. Per questo ci vorrebbe un’intesa tra le famiglie".