Anche il sindacato Usb ha espresso solidarietà agli studenti dell’Università di Pavia che da lunedì pomeriggio stazionano nel corridoio del rettorato. Un presidio pacifico, che non ha bloccato l’attività amministrativa dell’ateneo. "Il rettore Francesco Svelto - hanno detto i Giovani per la Palestina - ha lasciato i suoi uffici in nostra custodia pur di evitare il confronto, aprendo alla nostra richiesta di un Senato accademico straordinario affinché possano essere votate le nostre mozioni". Gli studenti chiedono che l’Università si impegni "a istituire la procedura di costituzione di corridoi universitari per la comunità accademica palestinesee e a fornire supporto economico agli studenti e ai docenti palestinesi, oltre al capitale umano necessario alla ricostruzione degli istituti universitari palestinesi distrutti". Proposte sulle quali è d’accordo anche il rettore, che in una lettera aperta ha sostenuto: "L’Università deve poter accogliere richieste di sostegno e di collaborazione da parte di studiosi palestinesi e israeliani a rischio di incolumità fisica o la cui libertà accademica sia compromessa. Ad esempio, attraverso la predisposizione di un fondo dedicato".
L’ateneo pavese, infatti, ha una lunga tradizione di solidarietà e impegno attraverso il Centro internazionale cooperazione per lo Sviluppo che ha portato avanti numerose altre iniziative in quella regione. "Abbiamo la credibilità necessaria per unirci ad altri atenei italiani in una progettualità che possa favorire la collaborazione tra popoli - ha aggiunto Svelto - attraverso cultura, scienza e formazione. Iniziativa per la quale ci dichiariamo sicuramente disponibili e pronti".
"Allora - si chiedono gli studenti in presidio e supportati da oltre 1700 firme - perché il rettore e i senatori non vogliono firmare le nostre mozioni? Non faremo un passo indietro finché non ci verrà concessa una seduta straordinaria del Senato accademico". L’altra sera, dopo mezzanotte, anche il sindaco Michele Lissia si è presentato ai cancelli dell’Università per esprimere solidarietà e informarsi sulla situazione. "Purtroppo ci sono stati negati i servizi igienici all’interno dell’edificio" hanno detto gli studenti. "Ci troverete sempre dalla parte degli oppressi" ha aggiunto l’organizzazione sindacale Usb. Alcuni tra i senatori che hanno provato a dialogare con i manifestanti, invece, hanno espresso preoccupazione per il danno d’immagine che starebbe subendo l’ateneo dopo un mese di acampada. "Sperano in una smobilitazione spontanea - hanno concluso gli studenti - ma noi non ci spostiamo. Vogliamo che ci ascoltino".