UMBERTO ZANICHELLI
Cronaca

Crediti Iva reinvestiti nel mattone: ecco come l'imprenditore lomellino aggirava il Fisco

Gropello Cairoli, l’uomo risultava “nullatenente” ma aveva appartamenti, rimesse per auto, una palazzina in Liguria ed un ex-convento nel Torinese. Tutto sequestrato

Guardia di finanza

Gropello Cairoli, 6 febbraio 2024 – Il meccanismo utilizzato per frodare l’Iva, l’imprenditore lomellino al quale la Finanza ha sequestrato beni per 12 milioni di euro, lo aveva messo a punto nel tempo.  Attivo dagli anni Ottanta, il settantenne aveva ideato un sistema di vendite fittizie su complessi immobiliari che avevano come unico fine quello di creare dei crediti Iva riferiti alle società che effettuavano le acquisizioni, che venivano poi reimpiegati per acquistare altri immobili.

Un circolo vizioso, insomma, che era stato efficace per molti anni, distogliendo i sospetti dall’imprenditore e mettendolo al riparo da quegli arricchimenti in breve tempo che certamente avrebbero richiamato l’attenzione dei soggetti preposti alle verifiche. Così è riuscito a nascondere i beni che effettivamente facevano a lui riferimento da ogni possibile pretesa di riscossione da parte dello Stato perché, di fatto, neutralizzava l’attività di accertamento da parte dell’Erario. Un’attività di accertamento particolarmente complessa visto che l’imprenditore si serviva di numerosi prestanome e operava attraverso 28 società satellite con sede, oltre che in Italia, in Svizzera, Romania e nel Principato di Monaco.

I soldi sottratti alla tassazione venivano prontamente reimpiegati e hanno contribuito a creare un mosaico di proprietà che, per effetto dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza, sono state poste sotto sequestro: 36 appartamenti solo tra Milano e Pavia, 12 tra cantine e autorimesse, 2 capannoni, altrettanti terreni edificabili ed una palazzina di 5 piani intera ad Alassio (Savona) adibita ad albergo oltre ad un ex-convento di Montalto Dora (Torino), tutte proprietà alle quali sono stati applicati i sigilli.