
Pavia – ”Ognuno sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera". Salvatore Quasimodo in “Ed è subito sera“ raccontava così la solitudine che si vive nella vita.
Quel raggio di sole da almeno dieci anni non trafiggeva un uomo. È stato trovato in avanzato stato di decomposizione nella palestra civica di via Porta. Dimenticato dietro a un muro abbattuto dagli operai mentre effettuavano i lavori di recupero di una delle zone più belle di Pavia. Alloggi di pregio e persone costrette a cercare riparo in un edificio abbandonato da almeno 20 anni, i due volti di quella parte della città, ma forse di tutta Pavia. "Siamo già a undici fratelli morti senza alcuna consolazione – ha commentato il direttore della Caritas don Franco Tassone pensando alle persone più fragili che negli ultimi tempi hanno cessato di vivere –. E altri hanno perso la vita a causa della droga. Purtroppo siamo senza bontà". Sono diverse le persone che anche a Pavia vivono per la strada. "Tutti i giorni i cittadini ci chiamano per ogni persona che vive per la strada senza costruire una rete - ha aggiunto don Tassone -. Di notte gira la ronda della carità, ma di giorno chiedono a Caritas di fare i miracoli".
Si vede una clochard sotto i portici delle Varesine con una vita intera chiusa in due borsoni di plastica e ci si chiede come mai nessuno intervenga e lo stesso avviene per altri senza fissa dimora. Nel caso del cadavere trovato in via Porta, però, che si tratti di un clochard è soltanto una supposizione. "Dal 2019, quando sono diventata assessore ai Servizi sociali – ha sottolineato Anna Zucconi – nessuno ha mai bussato alla porta del mio ufficio per chiedermi se avessi notizia di un clochard che non vedeva più da tempo. Magari questa persona non è di Pavia, era di passaggio e ha trovato la morte qui. Sono diversi coloro che si spostano da Milano o da altre città per fermarsi un po’ a Pavia e poi ripartire. Per fortuna sono iniziati i lavori all’interno dell’ex monastero di San Dalmazio, altrimenti questa persona non sarebbe mai stata trovata".
Solitudine, è questo il male di oggi unito all’indifferenza che porta ognuno a non conoscere neppure il proprio vicino di casa e di conseguenza a non preoccuparsi se non lo vede da diverso tempo. "Purtroppo ci sono anche molti figli che non si curano dei loro genitori anziani – ha proseguito l’assessore –, non è facile occuparsi di chi ha molti anni sulle spalle, ma è un dovere di ognuno di noi".
Per chi non ha un tetto, la città offre ospitalità nei dormitori. Quello di via San Carlo che ha 20 posti letto è stato da poco ristrutturato e oggi garantisce un’accoglienza migliore. "Alcuni non vogliono entrare – aggiunge Zucconi –, perché magari hanno delle dipendenze o perché non vogliono sottostare alle regole che devono essere rispettate. Altri ancora preferiscono vivere liberi e dormire in strada". Ma Giorgio Musso della Comunità di Sant’Egidio, che effettua un servizio stabile con i senza fissa dimora, non crede che qualcuno possa scegliere la strada: "È una bugia per lavarsi le mani del fatto che ci sono persone che non hanno un tetto, così né noi né la politica locale si deve sentire in dovere di fare qualcosa per loro. In realtà ci sono persone che finiscono per la strada per le difficoltà della vita che possono essere divorzio, perdita del lavoro, dipendenze e malattia psichica, è così scivolano fuori dalla rete più prossima della famiglia. Se nessuno ha reclamato questa persona è perché spesso i clochard perdono i contatti con i propri cari. Molti si spostano perché non stai a dormire per strada dove sei nato e cresciuto. Quindi l’unico ambito diventano altri senza fissa dimora come te. Penso a Giovanni, la cui baracca sul fiume è bruciat un anno fa. Sono invisibili perché nelle nostre città si stringono sempre meno legami, l’unico modo di renderle visibili è un “ciao“, una parola". Un raggio di sole, appunto prima che arrivi la sera.