Garlasco, nell’oasi la trappola per i biker: un cavo teso nascosto fra gli alberi

Scoperta nel Bosco del Vignolo: "La pista è censita da tempo, il filo piazzato all’altezza de l collo" Se qualcuno fosse passato, le conseguenze sarebbero state gravi. Il municipio fa scattare i controlli

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Uno scherzo, forse. Ma dalle conseguenze imprevedibili. È allarme tra gli amanti della mountain-bike in Lomellina dopo il ritrovamento, nell’area del Bosco del Vignolo, un’area nata come oasi negli anni Settanta per preservare le peculiarità del territorio e che dal 1998 è gestita dalla Lipu, nella zona della frazione Bozzole di Garlasco, di un cavo di acciaio teso tra due alberi, posto all’altezza della testa dei possibili passanti sulle due ruote. Chi lo ha teso, sospettano i fruitori dell’area, non lo ha fatto solo per spaventare.

«Quel sentiero – spiegano i bikers lomellini – è censito come pista per le mountain-bike da tempo e non ci sono mai stati problemi di sorta. Il cavo che è stato ritrovato, di colore verde così da essere ancora meno distinguibile tra la vegetazione, è stato fissato in un punto nel quale non è raro transitare intorno ai 25 chilometri orari. Se qualcuno fosse passato senza accorgersi della sua presenza le conseguenze avrebbero potuto essere gravissime".

Quella dei cavi piazzati tra gli alberi non è purtroppo una pratica sconosciuta nelle campagne di tutto il Paese ma in genere è pensata per far desistere gli scocciatori indesiderati. "Accade qualche volta a chi fa motocross – raccontano ancora i bikers – quando si spostano in zona agricole. Ma in quei casi, al massimo, i cavi vengono sistemati a qualche decina di centimetri da terra, dove possono danneggiare al massimo gli pneumatici. Non certo sistemati ad altezze dove le conseguenze possono essere ben più gravi". In realtà in anni recenti un episodio del tutto simile si era registrato nella zona della Bergamasca dove cavi di acciaio erano stati rinvenuti all’altezza degli pneumatici e a quella del collo dei motociclisti: trappole dalle immaginabili conseguenze letali. Andando un po’ più indietro nel tempo episodi della stessa natura si erano verificati nel 2007 nella zona del Modenese e nel 2011 in provincia di Isernia: in quei casi erano rimasti feriti due motociclisti di 48 e 19 anni.

Questa volta, per fortuna, la “trappola” è stata scoperta prima e subito è partito il passaparola in Rete per avvisare i numerosi fruitori di quelle aree verdi dell’esistenza di un pericolo ben più che potenziale. Della situazione è stata informata anche l’amministrazione comunale di Garlasco che ha avviato dei controlli con l’obiettivo di accertare se il tratto interessato rientri nelle proprietà pubbliche, nel qual caso potrebbe essere avviata un’azione di tutela, oppure sia parte della superficie boschiva di proprietà privata. "Si tratta in ogni caso di un episodio gravissimo", fanno sapere da palazzo municipale. Al momento non è stata presentata alcuna denuncia ma non è escluso che possa avvenire nelle prossime ore. Quello che è certo, è che dopo l’accaduto i bikers che utilizzano i boschi della valle del Ticino per la loro attività si muoveranno con grande circospezione.