Blitz di Fridays for Future a Sannazzaro de' Burgundi: attivisti incatenati ai cancelli

Fridays for Future alza il livello della protesta: 4 attivisti si incatenano davanti alla raffineria di Sannazzaro, imbrattano l'asfalto e chiedono la chiusura degli impianti con mobilitazione disobbediente. 5 denunciati. #FridaysForFuture #Pavia



Blitz di Fridays for Future a Sannazzaro de' Burgundi: attivisti incatenati ai cancelli

Blitz di Fridays for Future a Sannazzaro de' Burgundi: attivisti incatenati ai cancelli

Dopo i blocchi del traffico e i sit-in in centro, Fridays for future alza il livello della protesta in vista della Climate parade di venerdì 6 ottobre. Quattro attivisti ieri dalle 8,20 alle 9,30 si sono incatenati davanti all’ingresso della raffineria imbrattando con la vernice l’asfalto. All’origine dell’azione dimostrativa, stando a quanto hanno sostenuto gli esponenti di Fff, l’uso dei combustibili fossili e lo sfruttamento del territorio che, soprattutto in Lomellina, prevede la presenza di tanti impianti impattanti dal punto di vista ambientale. "La raffineria di Sannazzaro è un hub inavvicinabile della principale azienda del fossile in Italia, cioè Eni – hanno spiegato in un comunicato –. Non rilascia dati sufficienti, come abbiamo visto nei numerosi incidenti dell’ultimo decennio: abbiamo bisogno di trasparenza, informazioni sui danni che fa ad ambiente e persone. È un impianto gigantesco in cui vengono lavorate milioni di tonnellate di greggio all’anno. Un polo legato a oleodotti che servono mezza Europa, il più importante del Nord Italia. La struttura, di 320 ettari, è il simbolo della gestione del territorio pavese e lombarda: i centri cittadini relativamente puliti mentre, nella provincia, vengono posizionati gli impianti più impattanti. La Lomellina in questo è capofila".

La protesta di ieri, stando a Fridays for future, sarà la prima di una mobilitazione italiana. "Ad oggi sono eccessivamente sporadiche queste azioni ai danni dei singoli impianti, ma non deve più essere così – hanno aggiunto gli attivisti –. Dobbiamo parlare direttamente con chi lavora e produce per raggiungere anche i sindacati, ma a partire dal basso. Vogliamo la chiusura di questi impianti con una mobilitazione disobbediente". Cinque sono stati denunciati.

Manuela Marziani