Sperimentazione in tre palazzi a Pavia, Angela: "Badante di condominio, la mia missione"

"Molti anziani soli sono autosufficienti, ma hanno bisogno di relazioni umane"

Angela Kastrati, 42 anni, lavora con una collega con gli anziani delle tre palazzine

Angela Kastrati, 42 anni, lavora con una collega con gli anziani delle tre palazzine

Pavia, 5 bovembre 2019 - «Ho preso il diploma di Oss da quasi 8 anni, ma è da 23 anni che mi occupo di assistenza ad anziani». Angela Kastrati, 42 anni, albanese di origine ma in Italia da quando aveva 17 anni, è una delle due “badanti di condominio” che sono impegnate nelle 3 palazzine di viale Sardegna a Pavia gestite dall’associazione “Vasi di creta” e abitate, in un progetto di co-housing avviato nel 2008, solo da persone con più di 65 anni. Un sistema che offre diversi vantaggi: in molte realtà abitative il numero degli anziani è in crescita. La gran parte di loro vive sola e anche se non ha sempre gravi deficit legati a malattie invalidanti soffre degli acciacchi dell’età, pur essendo autonoma. Da qui l’idea di una presenza meno invasiva (e costosa) da affiancare ai residenti nella loro vita quotidiana, per un’assistenza capillare ma “leggera”.

«È una realtà molto diversa – spiega la badante di condominio – da una casa di riposo o dalla singola abitazione di una persona anziana. Io, che ho il diploma di Operatrice socio sanitaria, mi occupo più dell’aspetto appunto sanitario, mentre l’altra persona si occupa di servizi più di carattere domestico. Il nostro lavoro viene organizzato e programmato dall’associazione, che raccoglie le richieste e le necessità degli anziani residenti e programma il nostro lavoro di settimana in settimana, per 2 ore al giorno ciascuna. Io ho anche un altro lavoro part-time, sempre come Oss in una struttura, e mi occupo di assistenza domiciliare».

Fare la badante di condominio in cosa è diverso dal lavoro in una casa di riposo? «Qui sono anziani che vivono nei loro appartamenti, le loro condizioni sono migliori di quelle degli ospiti di Rsa, non hanno problemi come Alzheimer, sono ancora autonomi. Però possono avere problemi fisici e hanno bisogno di aiuto per lavarsi, vestirsi e spogliarsi: io in queste prime settimane di lavoro qui ha fatto sostanzialmente questo, aiutando chi aveva bisogno a fare la doccia e a rivestirsi». 

E che rapporto si crea tra chi assiste e chi è assistito? «Io cerco sempre di instaurare un rapporto di fiducia, un rapporto personale. Mi ha fatto ad esempio piacere, il primo giorno che sono arrivata qui, trovare il figlio che voleva conoscere chi si sarebbe preso cura di suo padre. E poi mi piace anche tenere compagnia a queste persone che stanno tante ore da sole e non hanno molto da raccontare: racconto io delle mie ‘bambine’, che adesso hanno già 20 e 22 anni, cerco un dialogo che vada oltre le necessità fisiche degli anziani».

Un lavoro fatto per passione? «Per quanto mi riguarda sì, lo faccio anche come attività di volontariato, quando posso e ho qualche ora libera. Sono rimasta molto legata al reparto di cure palliative della clinica Maugeri, dove avevo lavorato per un breve periodo e dove torno da volontaria. Mi piace occuparmi in particolare di chi è completamente solo, non ha più parenti che vanno a visitarlo, così mi sento utile ed è per me una soddisfazione personale».

Come ha iniziato? «Ho lavorato per 15 anni in una famiglia a Cava Manara, con una persona che con gli anni, diventando anziana, è diventata disabile. Poi ho fatto il corso da Oss per avere un diploma e poter così lavorare non solo in case private ma anche in strutture. Per l’associazione Vasi di creta ci hanno fatto un contratto fino alla fine del 2020, più di un anno: è la prima volta, finora i contratti che ho avuto sono stati sempre di pochi mesi, al massimo quattro».