Pavia, housing sociale: inaugurati 18 alloggi nell’edificio dell’ex Collegio Sant’Agostino

Struttura recuperata in via Monte Santo. Saranno accolti bisognosi con un progetto lavorativo oppure chi non può dare garanzie per l’affitto

Il vescovo Corrado Sanguineti con il sindaco Fabrizio Fracassi

Il vescovo Corrado Sanguineti con il sindaco Fabrizio Fracassi

Pavia - Nell’edificio che un tempo ospitava il Collegio Sant’Agostino e il liceo classico, ora si pensa a chi ha bisogno di un aiuto per tornare a camminare da solo. Dopo il recupero e il risanamento conservativo, il palazzo di via Monte Santo ha cominciato ad accogliere persone e ieri è stato ufficialmente inaugurato. Un taglio del nastro arrivato in ritardo a causa della pandemia, che ha pure rallentato l’intervento perché i cantieri sono stati chiusi da febbraio a giugno 2020. Tre i livelli d’accoglienza per l’housing sociale. Si va dagli alloggi per l’autonomia e l’inclusione sociale, rivolti a persone in particolare condizione di fragilità economica e relazionale che attraverso percorsi di sostegno e accompagnamento possono riacquistare nel breve e medio periodo una piena autonomia individuale e sociale, a chi ha bisogno di una sistemazione ricettiva temporanea rivolta a persone con esigenze abitative a basso costo di breve durata, con spazi comuni per stimolare momenti di condivisione e convivialità. E infine gli uomini che vivono per la strada.

L’opera, fortemente voluta dal vescovo di Pavia Corrado Sanguineti, conta 18 posti letto cui si aggiungono alcune aree adibite a cucina e disimpegno. Il target al quale si rivolge l’housing sociale è quello delle persone con difficoltà economiche e un progetto lavorativo, le mamme con bambini residenti a Pavia, le persone che non possono offrire garanzie per accedere al mercato libero degli affitti (chi ha contratti a termine e chi vive problemi di discriminazione), gli studenti stranieri con problemi economici che possono fermarsi al massimo per un anno.

«L’emergenza abitativa è un problema – ha detto il vescovo Corrado Sanguineti – cui si aggiungono precarietà e povertà: la Chiesa non si deve sottrarre". "Tre livelli di accoglienza – ha aggiunto il direttore della Caritas, don Franco Tassone – ci permettono di aprire le porte a chi vive per strada, poi magari qualcuno inizia a lavorare e passa a un altro livello fino a raggiungere l’autonomia. Certo, con il freddo abbiamo dovuto allungare un po’ i tempi". All’ingresso viene effettuata una valutazione e gettate le basi per il percorso in vista dell’uscita dall’housing nei tempi stabiliti, in modo da garantire la rotazione. Durante la permanenza gli ospiti vengono accompagnati a raggiungere l’autonomia nella gestione del budget, nella cura della persona, nella pulizia dell’ambiente dove vive, nella formazione al lavoro e nelle relazioni sociali.