
Per il nono anno di fila un esercito pacato e colorato ha invaso la città. Obiettivo, combattere le discriminazioni e quest’anno anche le guerre.
Bandiere arcobaleno, qualche cartello e moltissima musica. Ieri pomeriggio Pavia si è tinta di tutti i colori e ha urlato con un’unica voce: "Battagliere, senza diritti non c’è pace". Per il nono anno una marea pacifica di poco meno di 1.500 persone è scesa in piazza per ribadire la volontà di lottare contro l’omolesbobitransfobia e le discriminazioni. Mamme con i passeggini, giovanissimi e famiglie hanno percorso tutto il centro da piazzale Ghinaglia fino ai giardini del castello ballando e cantando.
"Giù le mani dai nostri corpi", si leggeva su un cartello appena dietro allo striscione del Pavia Pride. "Facciamoci sentire da tutta la città", è stato detto in apertura della manifestazione.
"Di fronte ai violenti attacchi istituzionali che ci tacciano di essere un pericoloso nemico ideologico e vorrebbero perciò cancellare le nostre esistenze non rimaniamo inermi – ha detto Cecilia Bettini, presidente di Coming-Aut – La comunità Lgbti+ è capace di resistere perché della resistenza pacifica ha da sempre fatto l’arma più potente. Le nostre battaglie continueranno a chiedere una società più giusta, che riconosca il valore e la dignità di ogni persona".
Passo dopo passo, una parola veniva ripetuta: "Pace". "Pace è un valore umano, culturale, politico – ha aggiunto Bettini – Servono impegno quotidiano e collettivo per costruire una società democratica e autodeterminata. Non ci può essere pace se i diritti fondamentali, prima di tutti quello alla vita, sono violati in modo crudele. Non potrete mai trovarci dalla parte di chi usa il genocidio come metodo di risoluzione delle controversie. Perché noi persone Lgbti+ siamo state e siamo ancora le prime vittime di chi non contempla le differenze. Dobbiamo decostruire i rigidi canoni patriarcali che soffocano la libertà di scoperta personale e impattano sul benessere collettivo. Non avremo pace finché i diritti di ogni persona della comunità Lgbti+ non saranno riconosciuti. La pace può essere soltanto disarmata e disarmante".
Alla manifestazione ha aderito anche la Cgil che ha puntato l’accento sui temi legati al lavoro: "Discriminare lavoratori per età di assunzione, per dimensione aziendale, per tipologia contrattuale aumenta le contrapposizioni generazionali e fra fasce di popolazione, creando insicurezza per la vita e la promozione sociale. Senza un lavoro stabile e adeguatamente retribuito, che garantisca la salute come bene primario".
Casapound ha criticato il contributo di 2.500 euro che il Comune ha destinato al Pride: "Mentre chi fa politica davvero, con proposte nuove e impegno, viene ostacolato da istituzioni e magistratura, una manifestazione assolutamente fuori tempo massimo come il Pride viene patrocinata dal Comune".
Manuela Marziani