
L’allenatore della Rimadesio, Edoardo Gallazzi, primo da sinistra, con il suo staff: decisivi a Fiorenzuola
Edoardo Gallazzi ha condotto la nave in porto con tutti i marinai salvi. La Rimadesio si… salva dopo una stagione vorticosa anche per il suo allenatore, esonerato a inizio febbraio dopo la netta sconfitta di San Vendemiano – era l’ottava di fila – e richiamato al capezzale dopo l’era Regazzi e la pesatissima sconfitta di Castellanza contro Saronno, poi retrocessa. "Siamo in missione" disse all’inizio della sua seconda gestione. Primo obiettivo di salvarsi direttamente, senza passare dalle forche caudine dei playout, fallito. Secondo obiettivo di salvarsi al primo turno fallito all’ultimo secondo del tempo supplementare di gara-5. Poi la gioia di domenica sera a Castell’Arquato che vale la permanenza in categoria contro Fiorenzuola che, vale la pena ricordarlo, vinse a Desio gara-1 della serie di 27 punti. Il punto più basso da cui nessuno pensava di rialzarsi. E invece… Da qui parte l’analisi del coach alla sua terza stagione a Desio dopo tante da giocatore e capitano. "Ci può stare un black-out mentale, emotivo, tre giorni dopo aver perso una gara-5 del genere. Il contraccolpo è fisiologico e al primo schiaffo preso in gara-1 siamo esplosi". Poi tutti bravi a resettare. "È il bello delle serie playout. Una sconfitta vale uno non meno 27. L’abbiamo digerita, l’abbiamo dimenticata e siamo andati avanti. Qui è venuto fuori il lavoro di tutti, dello staff e della squadra. Sulla scorta delle difficoltà di gara-1 abbiamo cambiato qualcosa a livello difensivo che ci ha permesso di trovare la quadra e di conseguenza la necessaria solidità. Come in attacco dove abbiamo ritrovato un tipo di pallacanestro che ha esaltato le caratteristiche individuali. Si pensi a gara-2 e gara-3 di Fumagalli, ad esempio…". Cosa si porta a casa da questa stagione infinita? "Il lavoro dell’allenatore è questo, bisogna accettare tutto quello che viene e prenderlo come insegnamento. Restare calmi specie nelle difficoltà.
Se si sbaglia e c’è tempo per recuperare, si prova a farlo. Può capitare anche una seconda opportunità dopo gli errori e io l’ho presa. In questi tre anni a Desio sono sempre stato coerente nelle mie idee e sicuramente quello appena concluso è stato il più impegnativo".
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